Regia di Abdellatif Kechiche vedi scheda film
Un film imbarazzante. La sceneggiatura è dilettantesca, e confonde il realismo con la pedanteria e la prolissità, la coralità con il caos, il monologo con la logorrea, lo spirito popolare con gli strepiti e la scompostezza. La regia, a tratti, è approssimativa, spesso ondeggiante a caso. Questo film dà dei magrebini in Francia un'immagine da "immigrati brava gente", superficiale e carica di stereotipi. Quella che appare sullo schermo è una società matriarcale, dominata da donne procaci e autoritarie, che preparano cous cous, parlano di pannolini e fanno la danza del ventre, mentre i loro figli maschi sono o poco svegli o poco raccomandabili (sono donnaioli, rubano motorini). Ad esse si contrappongono le francesi, che hanno, per lo più, un'aria da zitelle burocratizzate. Citazione: "Meglio essere uno schianto che saper cucinare". Fastidioso e vagamente offensivo.
La storia, di per sé esile, si trascina per le lunghe senza neanche arrivare ad una vera conclusione, ed è, per di più, annacquata da dialoghi banali, circolari e ripetitivi.
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