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Nella valle di Elah

Regia di Paul Haggis vedi scheda film

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ed wood

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La recensione su Nella valle di Elah

di ed wood
6 stelle

Continuo a ritenere che sia un momento grigio per il cinema USA. E lo dico da filo-americano (culturalmente parlando). Ho sempre considerato il popolo statunitense dotato di straordinario estro creativo (basti pensare alla musica jazz, al rock, alla poesia beat, a certe avanguardie pittoriche, al grande cinema degli scorsi decenni, in particolare i 50's e i 70's...oltre che, ovviamente, alle varie invenzioni nelle materie scientifiche), e non solo una massa di fanatici, conformisti e consumisti (come molti credono...anche se da quando è stato eletto Obama, tanti detrattori hanno fatto retro-front, chissà perchè poi...). Purtroppo, devo constatare che, a parte il vecchio Clint e qualche occasionale trovata di Van Sant o dei due Anderson, sono davvero poche le personalità "autorevoli" uscite da Hollywood nell'ultimo decennio. Non mi dilungo, perchè non mi pare la sezione più adatta (forse una playlist in merito sarebbe più indicata). Però guardando questo film di Haggis mi è venuta in mente questa riflessione. Il sostantivo "Autore" rimanda all'aggettivo "autorevole": io lo intendo come "dotato di personalità, di uno sguardo, capace di imporre la sua visione delle cose tramite la potenza delle immagini"...deve avere qualcosa di originale da dire e deve saperlo dire...Lo stile di Haggis, per il momento, ancora non ha nulla di originale e oltretutto si fatica ad intravedere qualche potenzialità in un film che, in alcuni momenti, ha l'estetica e il passo del TV-Movie. "Nella Valle di Elah" non funziona come thriller investigativo (troppo maldestra la gestione dell'inteccio e della suspence), mentre come ricognizione sull'orrore che i reduci dall'Iraq hanno trasportato negli USA, come la peste in Nosferatu, si salva per il pathos trattenuto che rimanda ad Egoyan ("Il Dolce Domani"). La sceneggiatura presenta molti punti sfocati, i personaggi non sono ben sviluppati, il tono è incerto e di conseguenza gli interpreti brancolano nel buio (non convince del tutto T.L Jones come guerrafondaio dall'animo distrutto, nè l'improponibile Theron come sbirra; si salva la Sarandon in un'intensa scena di pianto); irrisolto e pretestuoso anche il discorso meta-linguistico sulla rappresentazione dell'orrore (con l'utilizzo di foto e di filmati del telefonino, tramite i quali il padre tenta disperatamente di ricomporre i brandelli della coscienza del figlio, oltre che della propria e di quella collettiva degli States). Stiracchiata, infine, la metafora biblica di Davide e Golia, così come anche la bandiera a stelle e strisce rovesciata. Non ci siamo. Manca uno sguardo, una poetica, un'estetica...manca il cinema. :-(

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