Regia di Paul Haggis vedi scheda film
Un film che parla di dolore ma non solo.La presa di coscienza,lenta ma inesorabile del protagonista, interpretato da un tommy lee Jones in versione Eastwoodiana, è un modo per mettere in discussioni due decenni di politica americana e per dire dire basta alla peggiore delle abberrazioni umame.Ma è anche un occasione per ricordarci che in questo cammino di redenzione abbiamo bisogno di tutto, di noi stessi, delle persone che ci vivono accanto, di quelle che ci circondano, nel piu assoluto anonimato, per le vie delle nostre città, del senso della vità che abbiamo completamente perduto, di quel senso religioso,di cui il film è impregnato fin dal dal titolo, e poi proseguendo, con la raffigurazione di una famiglia "sacra" che riesce a sopravvivere ad un esperienza terribile, la morte del figlio prediletto, aggrappandosi alla speranza che quell'esempio disumano salverà altre vita, che sarà il punto di partenza per la liberazione definitiva. Tutto ciò non basterebbe se non fosse supportato da un copione di ferro,che mette sullo stesso piano impegno civile e necessità dell'anima, stendendo su entrambi un pietoso velo di parole e silenzi che sembrano durare all'infinito. Chiamato alla prova più difficile, quella della riconferma,dopo un successo da Oscar, Haggis fa vedere di che pasta è fatto, mostrandoci una guerra senza sangue, che riesce ad essere terribile anche solo a sentirla raccontare; c'è la fa vedere sulla faccia delle persone,sui soldati rimpatriati che in realtà non sono mai tornati,su quelle dei genitori che non riusciranno più a dormire. Non ha bisogno di armi da fuoco Paul Haggis, riesce a sparare con la forza delle immagini ed il potere defragrante della verità. Bisognerebbe ringraziarlo per averci fatto partecipare a questo viaggio nella notte oscura, dandoci la possibilità di tornare e di iniziare a fare qualcosa anche noi per impedire che la storia torni a ripetersi.
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