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Michael Clayton

Regia di Tony Gilroy vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Michael Clayton

di Baliverna
10 stelle

CONTIENE ANTICIPAZIONI - Mi pare che sia uno di quei film che crescono con gli anni, o il cui valore si comprende a poco a poco. Già quando lo vidi al cinema mi piacque; adesso che l'ho rivisto mi è piaciuto di più, per tanti motivi. La regia è ferma e classica, pulita, senza voglia di stupire con le acrobazie della macchina da presa, come in tanti thriller moderni. Controlla bene una trama complessa. E' al servizio della storia e dell'azione. Gli attori sono tutti bravi, a cominciare da un Clooney che fa vedere di essere un vero attore, che sa rendere le sfumature dell'anima e dei sentimenti non espressi. I personaggi sono ben definiti; anche quelli secondari sono dipinti con pochi ma efficaci tratti, che colpiscono. Si pensi, ad es., al personaggio della capa della megaditta che deve concludere il mega affare. Il suo cinismo è messo in risalto non da frasi cattive che dice, ma dalla naturalezza e determinazione con cui porta avanti il suo piano, passando su un po' di cadaveri. Trovo efficaci anche la coppia iniziale che chiama l'avvocato, perché lui ha investito qualcuno da ubriaco, e vuole che quello lo cavi da ogni pasticcio. Si vede bene la prepotenza e la falsità di lui, e l'amarezza della moglie per avere un marito che è solo un vile che fugge davanti alle sue responsabilità, e che non le ammette.
Sullo sfondo di tutto, vediamo lo strapotere del denaro nella società americana, dove le grandi aziende sono disposte proprio a tutto pur di mandare in porto un affare, e poco importa se molte persone dovranno morire (di malattia usando i loro prodotti, o assassinati perché oppostisi al progetto). Il personaggio di Clooney è un fallito, o meglio lo è stato fino a quando comincia la trama: è un divorziato (abbandonato dalla moglie), il figlio lo può vedere solo nei giorni stabiliti, il bar che aveva aperto ha appena chiuso soffocato dai debiti, ha un fratello drogato e più fallito di lui; in generale è un uomo che annaspa e si dibatte tra i problemi della sua vita privata, senza frutto. Finché un giorno scopre un affare terribilmente marcio che si vuole varare alla chetichella, senza che nessuno sappia la verità. In quel momento sa trovare la forza di dire di no, di non tacere, di denunciare, e di rifiutare una bustarella di qualche milione di dollari, davanti alla quale voglio vedere chi avrebbe la forza di resistere. Dopo il grande rifiuto se ne va squattrinato come prima, ma sereno e con una grande autostima (è facendo il bene che si guadagna autostima, non pensando ai successi ottenuti). Alla fine la cinepresa indugia sul suo volto mentre è seduto in macchina, il quale rende bene uno stato d'animo appena un po' malinconico per la solitudine, ma che denota una conscienza pulita e soddisfatta. Il fallito diventa di colpo un grande.
Bravo anche Sidney Pollack in un ruolo secondario, che doveva credere nel film, perché lo co-produsse.
Proprio un bel film, sincero, non ideologico, lontano dal prodotto fatto a tavolino e ritagliato su misura sul divo figone del momento.

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