Regia di Tony Gilroy vedi scheda film
Dove finisce la divagazione fine a se stessa e ha inizio il film? O tutta l’ingarbugliata, ostica, faticosa, “ magmatica” vicenda è il film? Che ha il pregio di regalare a George Clooney il più intenso ruolo della sua carriera (fino adesso), quello di un avvocato faccendiere, specializzato nel lavare i panni sporchi (“faccio pulizia non miracoli”) dei facoltosi clienti del rinomato studio legale per cui lavora nella New York che conta, il quale troverà la retta via denunciando, invece d'insabbiare, la cattiva condotta di una multinazionale colpevole di immettere sostanze cancerogene nelle falde acquifere dei terreni di piccole aziende agricole. Erin Brockovich al maschile? Ma no! Mai schietto, diretto, lineare, si compiace nel giocare la carta dell'elusività, del non detto ai limiti dell’incomprensibile; slabbrato, stancante, poco coinvolgente nel raccontare i fatti. Tuttavia interessante nel sondare la personalità ed emotività di un uomo che, a metà del suo spedito cammino, si perde di vista, o meglio, vengono meno le convinzioni in cui credeva fermamente, o meglio ancora, in cui confidava di poter credere, in realtà senza mai riuscirci per davvero (come scappatoia si è aperto un bar!). Dentro di lui si fa spazio l'idea di affrancarsi dall'essere un losco spazzino in giacca e cravatta e provare a crearsi una pulita, solida identità così da abbandonare l'indefinito, la 'via di mezzo' che finora è stato. Indebitato, sgualcito, esausto, confuso, addolorato, impaurito, Clooney incarna l'antieroe moderno sulla strada della redenzione. I frequenti primi piani, la macchina fissa a scandagliare le pieghe amare del suo vissuto (come nel finale mentre scorrono i titoli di coda) rivelano un'espressività facciale mai prima raggiunta (nemmeno in Solaris e in Syriana ). Dà spessore al suo personaggio di cavaliere con macchia, dubbi e paure, lo sporca di verità e autentica inquietudine.
In risalto le zone grigie dell'essere umano: nessun eroe e nessun cattivo assoluti, solo uomini con i propri punti di forza e debolezze (significativo il ruolo di Tilda Swinton -premiata con l'Oscar- : fuori, freddo risoluto avvocato che ostenta sicurezza e (auto)controllo. Dentro, una donna divorata dal panico, fragilissima, insicura, sola).
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