Regia di Tony Gilroy vedi scheda film
Nonostante si faccia passare per un avvocato, Michael Clayton è un losco personaggio che arriva sulla scena di un misfatto e lo ripulisce il più possibile, prima dei rilevamenti del caso. La sua collaborazione con un famoso studio legale statunitense lo appaga economicamente, anche se il vizio del gioco e le incomprensioni con la moglie non gli danno tregua. Quando un suo collega di lunga data, Arthur (Tom Wilkinson), perde la testa per una ragazzina e comincia a dare di matto, le cose si complicano per tutti, il gioco si fa torbido e lo studio legale “U North” entra in fibrillazione: anche per il fidato Micky ora non ci sono più certezze.
Thriller di discreta fattura, con dei ritmi serrati e dei buoni dialoghi. Michael Clayton ha la faccia furbetta di George Clooney, mentre la controparte perfida e viscida è interpretata dalla sempre più brava Tilda Swinton. I due attori sono tra i lati più positivi di un thriller che, per quanto soddisfacente per i palati cinefili, a ben guardare è poco originale. Si parla di multinazionali che mettono a repentaglio la vita della povera gente, di potere losco e senza scrupoli, di eroi redenti che risolvono il tutto registrando la confessione dell’inconsapevole cattivone di turno con un telefono cellulare. La trama, in fondo lineare, sembra più complicata di quanto lo sia in realtà, semplicemente perché l’esordiente Gilroy per la prima mezz’ora, confonde le acque con una narrazione a ritroso (farraginosa, ma intrigante).
Il film si segnala, oltre che per i pregi sopradescritti, anche per un finale, questo sì originale, in cui Clooney, già bravo nelle 2 ore di pellicola, è costretto alla prova d’attore forse più difficile della sua carriere: una camera piazzatagli davanti per un primo piano di quasi 3 minuti, durante i titoli di coda, mentre il protagonista scappa via dal grave pericolo che ha corso.
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