Regia di Tony Gilroy vedi scheda film
La lotta contro il tempo, “Bisogna superare la prova del tempo. Il tempo è ora”, è il monito che guida il lavoro di Michael Clayton, un ex pubblico ministero che lavora presso uno dei più importanti studi legali di New York, il Kenner, Bach & Leeden. Nato in una famiglia di poliziotti, Michael sbriga gli affari sporchi dello studio, rimediando ai danni combinati dai ricchi clienti. Nel frattempo, la U/North, società di prodotti chimici per l’agricoltura, viene trascinata in una causa miliardaria e quando i legali di Kenner, Bach & Leeden pensano di avere già in pugno la vittoria, l’avvocato che sta seguendo il caso ha un crollo psicologico che lo porterà a sabotare il lavoro del suo studio. A Clayton toccherà l’arduo compito di arginare quello che potrebbe rivelarsi un disastro ma, questo incarico, metterà a dura prova sé stesso.
Le inquadrature iniziali coi grattacieli, che poi si ristringono nell’angusto ufficio in cui lavora Clayton, pongono lo spettatore dinanzi ai luoghi del potere, in cui esistono gli addetti, specializzati nell’assolvimento delle “molte grane”. Da qui la sequenza cronologica del film si interrompe, per tornare indietro di quattro giorni e ricostruire la vita personale di Clayton, insieme a quella professionale. Peccato che ci si perde nel seguire il percorso del protagonista all'interno della vicenda, pur non essendoci alcuna attenzione alla psicologia dei personaggi, con un impianto narrativo assolutamente prevedibile, una narrazione lentissima, che espone disseminando informazioni, frammentando il racconto, ma ricomponendolo con eccessiva difficoltà alla fine. Nell’ultimo quarto d’ora del film, anche per il ritmo più concitato, ci si sveglia dall’eccessivo torpore per ritrovarsi dinanzi allo stesso prologo del film, che chiaramente coincide con l’epilogo, inizialmente interrotto nella sua cronologia.
Bravo, come sempre, Clooney, la cui amarezza per le situazioni che gli sfuggono di volta in volta di mano, gli donano quell’aria ed aurea da gran sfigato, del classico antieroe, ma che già conosciamo, nonostante fosse (e forse a causa di ciò) figlio di poliziotti, ma con un fratello sbandato, oltre che con un matrimonio fallito, un figlio a carico, insieme ai debiti di gioco. Tutta ‘sta sfiga non basta neanche a far provare un minimo di emozione e di tensione, per cui il film scivola via senza lasciare traccia di emozione o di tensione, ma ben altra sensazione: di entrare in sala solo un quarto d’ora prima della fine del film.
Giancarlo Visitilli
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