Regia di Tony Gilroy vedi scheda film
La faccia del nostro uomo (George Clooney, che d'ora in poi indicherò sempre con G.C.) domina su tutto il film, spessissimo in primo piano. Qualcuno potrebbe anche insinuare che il film è costruito SU quella faccia (vedi la lunga sequenza sui titoli di coda). Come se il film potesse intitolarsi "George Clooney" anzichè "Michael Clayton". Eppure non è così. Il film ha una sua anima, non è un pretesto per gigioneggiare, anzi G.C. mantiene un livello di recitazione spesso contenuto o dimesso. A me, tutto sommato, il film è piaciuto, anche se posso capire che qualcuno possa essersi annoiato, perchè -lo ammetto- in certi momenti la vicenda procede con eccessiva lentezza. La storia di un uomo che prende (tardivamente) coscienza dei danni enormi provocati nel tempo dall'Azienda per la quale lavora, è sempre qualcosa di apprezzabile, a prescindere, anche perchè la vicenda narrata, pur non ispirandosi ad un episodio specifico reale, rispecchia comunque una realtà tragica, quella del profitto ad ogni costo, considerando ogni effetto collaterale come un "male minore". Il nostro G.C. dimostra ancora una volta la sua ecletticità; ormai abbiamo imparato a riconoscere le sue due facce: quella da "farfallone" (Ocean's, gli spot etc ) e quella dell'eroe perdente, stropicciato, un pò sgualcito. E a me lui sembra piu' a suo agio quando fa il "brillante". Perchè il G.C. pensoso, riflessivo, quasi incupito, rischia talvolta di apparire un po' forzato, un po' esercizio di stile artificioso. Detto in parole povere: quando G.C. fa il "simpaticone" funziona a meraviglia perchè basta e avanza quella sua faccia impagabile, mentre quando affronta ruoli "seri" deve essere (assolutamente) supportato da copioni consistenti e da registi con le palle, sennò il risultato finale potrebbe non essere all'altezza. In questo caso ("Michael Clayton") diciamo che funziona al 70%. E' comunque positivo che questo film esca in un numero enorme di copie e che tanta gente venga coivolta emotivamente in un dramma dai risvolti civili e sociali così degni ed importanti. Ben vengano pellicole di questo tipo. Viene esplorato un mondo, quello degli avvocati "di grido" americani che tutelano gli interessi delle grosse multinazionali; ed è un mondo inquietante, dove fior di professionisti, alacremente e costantemente, lavorano sodo per nascondere ciò che è illegale e per coprire responsabilità gravissime. Il cast. Detto di Clooney, apriamo una piccola parentesi sul mio adoratissimo Sidney Pollack, uno al quale bisognerebbe fargli un monumento: regista di film mitici, attore degnissimo, uomo colto ed intelligente. Anche Tom Wilkinson (unico inglese tra tutti 'sti americani) se la cava benone, in un ruolo a mio avviso difficile e bellissimo, quello di un avvocato in crisi che lotta contro chi lo vuole eliminare fisicamente ma anche contro i fantasmi della propria mente. Scorrendo i titoli di coda, si può notare che della "macchina produttiva" del film fanno parte un bel pò di nomi noti: dal solito Soderbergh agli stessi Clooney e Pollack, compreso Anthony Minghella. Ed infine lasciatemi la soddisfazione di scrivere (e rileggere) la frase chiave del film, che mi piace perchè mi suona bene: "Sono Shiva, il dio della morte".
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