Regia di Paolo Franchi vedi scheda film
Ce lo ricordiamo ancora questo film e del suo passaggio a Venezia quest’estate. Ci ricordiamo del silenzio assoluto dopo la proiezione, delle critiche senza pietà della maggior parte di critica e pubblico e del tentativo di difesa di qualche critico che ancora spera (giustamente) nel rilancio del cinema italiano, soprattutto quando si parla di registi poco conosciuti e giovani.
E’ questo appunto il caso di Paolo Franchi, che nel 2004 aveva diretto l’interessante La spettatrice, accolto bene dalla critica. L’opera prima di Franchi, basato sull’incontro della giovane Valeria e di Massimo, quarantenne sposato di cui la ragazza s’innamora a tal punto da cambiare città pur di seguirlo, era un insieme di intimismo e quel tocco di psicologia, un po’ presuntuosa forse, che però aveva fatto il mix vincente della pellicola, vista la buona accoglienza.
Nessuna qualità agli eroi riprende il modo di narrare che Franchi aveva usato ne La spettatrice, ma questa volta qualcosa non va proprio. La sfortuna di Franchi a Venezia un po’ è stata quella di essere il primo film italiano in concorso ad essere presentato a critica e pubblico: ma il silenzio finale e la fuga di persone la dice lunga.
Il film vede protagonisti Bruno Ledeux, un quarantenne assicuratore che scopre di essere sterile, e Luca Neri, figlio di Giorgio, banchiere con cui Bruno ha un grande debito. Bruno in più non riesce a dire ad Anne, la moglie, del suo problema fisico. Un giorno Giorgio conosce Luca, che lo sta pedinando da un po’ e tenta il suicidio davanti a lui. A ciò si aggiunge l’omicidio di Giorgio Neri…
Tranquilli comunque, sembra un po’ complicato ma non lo è affatto. Nessuna qualità agli eroi, raccontato così, sembra addirittura un thriller: ma siamo dalle parti del dramma spocchiosetto condito da una buona dose di psicanalisi spicciola. Dispiace stroncare così la pellicola, che comunque fa notare che Franchi un po’ di stile ce l’ha, almeno esteticamente.
Il problema sta nella storia e nella narrazione. Tutto scontato, tutto falsamente pruriginoso, tutto banale e telefonatissimo (il dialogo in macchina verso il finale è da urlo). In più, ad una bella fotografia, si affianca comunque una traccia sonora di cui si abusa e che stride.
E le scene di sesso, fallo di Germano compreso (il vero tormentone alla Mostra è stato: vero o posticcio?)? Ce lo spiega Franchi stesso: “Trovo ci siano valori molto profondi nel cunnilingus”, e via dicendo. Ma anche qui sembra che ci sia solo voglia di provocare: inutilmente, perché non ci si dovrebbe scandalizzare più per certe cosette (e poi Ang Lee aveva fatto ben di “peggio”) e si giunge ben fuori tempo massimo.
Purtroppo Nessuna qualità agli eroi si affossa da solo, coerente con la sua idea di cinema filosofica, artistica, ma pedante e noiosa. Un lavoro freddissimo che non giunge da nessuna parte. E mentre i difensori del film incolpano i “critici” di non aver colto il coraggio di Franchi di uscire dal coro, qui si risponde che il coraggio lo si è colto assolutamente: è il resto che manca. Voto: 3
A tratti davvero insostenibile.
...
Buh... che dire...?
Insomma: certo lo script non aiuta.
Mah, a volte ci sta pure, ma la situazione che gli sta attorno non regge.
Ha fatto di meglio...
Che presunzione: bella fotografia, ma il resto è assurdo.
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