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L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford

Regia di Andrew Dominik vedi scheda film

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La recensione su L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford

di primer93
7 stelle

La vera storia dell'omicidio del famoso Jesse James vista attraverso la lente intimista di Dominik, che scava nell'interiorità dei due personaggi principali per portare alla luce l'ambiguo e pericoloso legame che li tiene stretti assieme.

Andrew Dominik realizza un film strano, riprendendo la storia del fuorilegge Jesse James (conosciutissima in patria) e colorandola in maniera innovativa: andando a scavare nell'interiorità e nell'intimità dei personaggi, e sondando in particolare l'ambiguo rapporto che si instaura tra il suddetto criminale e il suo scagnozzo Robert Ford. Le musiche e le inquadrature, definite da qualcuno "malickiane", evidenziano questo continuo scavare nell'animo dei due protagonisti principali. Il ritmo è lento, sognante e gravoso, le atmosfere sono gravide delle condizioni psicologiche delle figure che si muovono nelle inquadrature. Visivamente la pellicola colpisce nel segno grazie alle inquadrature dei grandi spazi della frontiera americana, ma questi vuoti, come detto sopra, sono riempiti fino all'orlo dall'ambiguità (è questa la parola che a mio parere meglio descrive il senso dell'opera) che, lenta e pesante come la melassa, si genera dall'incontro tra Jesse e il personaggio interpretato dall'ottimo Casey Affleck. Quest'ultimo sviluppa infatti un atteggiamento bipolare nei confronti del grande bandito: lo ammira profondamente (al limite della vibrazione omoerotica, percepita dal sottoscritto in un paio di scene) e al contempo vorrebbe superarlo, dimostrargli di essere più forte, più scaltro, più duro, più intelligente. Jesse, dal canto suo, non è meno ambiguo nel rapporto con Ford: lo tratta come un pivello, poi lo rassicura e lo elogia, poi si infastidisce, poi lo aggredisce violentemente (in alcune scene alla brutalità del maschio alpha di una organizzazione criminale muta perfino in una sorta di psicopatia cieca). 

Il finale è "spoilerato" sia dai libri di storia che dal titolo del film, ed è infatti veritiero. Il difficile e oscuro rapporto affettivo che lega i due protagonisti è invece, per la maggior parte, inventato dal romanzo di Ron Hansen e dallo stesso Dominik, ed è l'aspetto più interessante di tutta la pellicola, accompagnato a braccetto dalle musiche minimaliste e struggenti e dai lenti movimenti di macchina.

Dal punto di vista della fotografia la scena che più mi ha colpito è quella della ferrovia di notte, nella quale il treno che arriva sbuffando vapori viene ripreso come fosse inquadrato da una delle prime cineprese, e proiettato dagli apparecchi dei Lumiere. 

Il rapporto umano, complesso e tragico (esatto, si arriva a una specie di parabola tragica fatta di gilè, cavalli e Colt), pesa sulle abilità dei due protagonisti, e i risultati cambiano a seconda dell'attore. Affleck interpreta Ford alla perfezione, ripetendo degli sguardi ambigui, sognanti, a metà strada tra il perplesso e il risentito, tra l'amirazione e il tormento. E' perfetto per il ruolo ed è perfetto per ciò che il film vuole veicolare. Pitt invece è pessimo (come al solito): è caricaturale, macchiettistico, sopra le righe. Si intestardisce a spingere fuori le labbra e ad aprire la bocca (evidentemente quella è la sua idea della faccia di un criminale americano ottocentesco). Non intimidisce e non intimorisce, più che destare paura desta ilarità, non riesce a comunicare la rabbia né tantomeno l'indecisione. La pellicola, da questo punto di vista, può essere facilmente vista come una sorta di manuale di recitazione: descrive chiaramente cosa bisogna fare per essere un buon attore e viceversa. Affleck è delicato e malizioso, sempre in bilico tra l'infantilismo e l'intelligenza vispa e critica del suo personaggio. Pitt è rumoroso e volgare, e non riesce nemmeno a mettere su un ghigno da duro (Eastwood aveva due espressioni, ma Cristo se erano efficaci, Pitt fallisce anche in questo). Film consigliatissimo per la manciata di motivi di cui sopra.

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