Regia di Andrew Dominik vedi scheda film
The making of a legend: questo potrebbe essere il sottotitolo del film, che scopre i retroscena di una sanguinosa epopea criminale. Immerso in un fuoco crepuscolare, mostra la scintilla prima che diventi incendio; ed esattamente come, il più delle volte, sbirciare dietro le quinte di uno spettacolo basta a farne tramontare l'illusione, quest'opera ha l'effetto mitigante di rivelare le zone d'ombra dietro al sole e gli angoli freddi dell'inferno. La vera storia di Jesse James è il deludente rovescio dell'arazzo, dai colori confusi e incerti, dove la crudeltà non è poi così mitica, la forza non così invincibile, la complicità non così solida ed eroica. I banditi sono uomini pieni di ossessioni, debolezze e gelosie, invischiati in legami familiari ambigui, privi di veri sentimenti ed incapaci, in fondo, di vedere chiaro nei propri desideri. L'apparenza cinica serve a mascherare una volontà senza contenuti e senza carattere, che è solo determinazione ostentata, si nutre del brivido ed è fine a se stessa. Tanto cristallina è la fotografia, tanto è torbida la sostanza del racconto, opaca ed opprimente come il fango, eppure non abbastanza densa da non far trasparire, dai volti, dalle parole e dai gesti, i segni della menzogna e della vigliaccheria. In questa storia la tensione è governata dalla psicologia dell'inquisitore, che legge il tradimento negli sguardi, scatenando nella vittima una fremente attesa, che è un anticipo del supplizio che l'attende. Il film di Andrew Dominik è un labirintico dramma di cacciatori e prede, in cui il bersaglio più ambito, ossia la gloria, è quello che più facilmente riesce a divincolarsi e a sfuggire alla cattura.
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