Regia di Andrew Dominik vedi scheda film
Difficile parlare di un film così controverso. Controverso perchè pur trattandosi di un'opera quasi monumentale (155 interminabili minuti) presenta diversi difetti. Controverso anche per come è stato accolto dalla critica: i giudizi positivi prevalgono largamente ma non mancano clamorose stroncature come quella del critico di Repubblica che parla di "sfilata di moda country-sexy capeggiata da Brad Pitt". Quest'ultima valutazione negativa (che implica una dose eccessiva di severità) trova le sue ragioni probabilmente in un eccesso di ricerca estetizzante, di stile vagamente patinato nel dipingere un'epopea e uno scenario come quello del Missouri post-secessionista. E a questo aspetto si collega forse una certa pretenziosità autoriale da parte del regista neozelandese Dominik, il quale pare abbia scelto come riferimento stilistico Terrence Malick, pur non possedendone che in piccola parte le qualità. A questo proposito è bene riportare un dato: se a qualcuno pare eccessiva la durata della pellicola, allora sappia che il progetto originario sostenuto tenacemente da Dominik prevedeva un polpettone psico-western di 5 ore!! Ma per fortuna il piu' concreto Brad Pitt (che del film è anche co-produttore) si è opposto imponendo una drastica riduzione. Il cast. I due protagonisti sono degli autentici mattatori che dominano la scena gareggiando in bravura; e infatti di "gara" possiamo parlare, se è vero che Affleck e Pitt si sono contesi fino all'ultimo la Coppa Volpi a Venezia (poi conquistata da Pitt, anche se a giudizio di molti l'interpretazione di Affleck era forse superiore). Ottima anche la performance di un tragico Sam Rockwell devastato dalla paura e dall'angoscia. Da segnalare anche la partecipazione di quella faccia straordinaria che appartiene in realtà ad uno scrittore e commediografo piu' volte prestato al cinema: Sam Shepard. Ma ora vorrei parlare dei due spunti piu' interessanti che questa pellicola mi ha offerto. Prima di tutto la messa a fuoco del rapporto (intenso e tremendo) tra Jesse James e Bob Ford. Dominik, con l'ausilio di due attori in stato di grazia, riesce perfettamente a mettere in scena questo rapporto carico di sospetto, di straordinaria ambiguità, di odio misto ad ammirazione. E riesce, soprattutto, a registrare il graduale mutare di questo rapporto, anche nelle piu' piccole sfumature, avvertibili dall'atteggiamento sempre piu' guardingo di James e sempre piu' nevrotico e confuso di Ford. Dall'iniziale ammirazione al rancore finale, passando attraverso la gelosìa e l'invidia. E questo è l'aspetto piu' evidente del film. Ma ce n'è un altro che mi ha colpito ancora di piu', e cioè come viene delineata la complessa personalità di Jesse James. E qui ce ne sarebbero di cose da dire, come testimoniano la letteratura e la cinematografia sterminate (ben 25 film!) su questo personaggio. Eppure questa figura di criminale-giustiziere si è prestata ad interpretazioni controverse, e non sempre limpide ed oggettive. Io, per esempio, da bambino sono cresciuto nel mito del Jesse James inteso come una sorta di "eroe cavalleresco", di affascinante tenebroso...ma poi documentandomi un minimo ho scoperto che si trattava di un delinquente violento, crudele e probabilmente anche psicopatico. E allora mi chiedo: perchè alcuni lo hanno accreditato come una specie di Robin Hood, o di ladro gentiluomo, quando in effetti era un tagliagole? Una parziale risposta va individuata nel perido storico. In quel Missouri devastato dai postumi della guerra di secessione ed annesso forzatamente all'Unione, il popolo sfinito e rabbioso aveva bisogno di EROI in cui credere, e fu così che fu alimentata questa Leggenda. Il suo carisma lo fece divenire un simbolo di libertà nell'immaginario popolare, mentre -ripeto- era in realtà un criminale paranoico. E solo così si spiega come, nel film, il disgraziatissimo Bob Ford, dopo quell'omicidio, inizia una discesa agli inferi, dapprima guardato con sospetto, poi dileggiato ed odiato dai suoi simili. Fino al gesto estremo di un fanatico che lo freddò senza pietà. E se non lo avesse fatto lui, qualcun altro prima o poi se ne sarebbe occupato. Questa storia cupa, da brividi, nel film è rappresentata in modo piuttosto convincente, accompagnata da bei panorami naturali (grazie ad una fotografìa assai suggestiva) che evidenziano l'avvicendarsi delle stagioni nella prateria. Qualcuno ha rilevato come ci siano "troppi finali": ma la storia vera "quella è". Il problema è che, dopo l'assassinio che dà il titolo al film, collocato nell'apparente finale, praticamente inizia un secondo film...Solo che a quel punto lo spettatore è già sfiancato da oltre due ore di visione e fatica un pò a seguire le immagini finali.
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