Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Ai tempi dei resoconti "embedded" della seconda guerra in Iraq, due cose mi colpirono particolarmente e mi fecero paura. La prima fu la "battaglia" di Falluja, vale a dire l'assalto USA ad una città di 300.000 persone praticamente rasa al suolo per rappresaglia, e un militare americano che aveva appena ridotto a carne bruciata un iraqeno con una cannonata, senza un minimo filo di rimorso, anzi con arroganza, ad un giornalista che gli domandava se fosse stato sicuro che l'ucciso volesse ucciderlo, rispose che in fondo non poteva essere sicuro del contrario, ed era meglio averlo fatto fuori e basta. E altrettanto sgomento me lo suscitò, oltre alle orrende esecuzioni in diretta degli ostaggi di Al Qaeda, il fatto che in molti avessero voluto vedere una cosa immonda così scaricandolo dalla Rete. Brian DePalma, dopo l'insuccesso commerciale di "Black dahlia", ha realizzato questo "mockumentary" in piccolo, quasi un reportage di guerra apparentemente senza giudizio su guerra, fazioni contro, interessi che vi gravitano sopra. Appena in tempo da lasciare fuori dall'occhio della cinepresa le cose, ma in realtà sottoponendole a noi, alle nostre coscienze, l'autore di "Scarface" mostra donne incinte che vengono ferite a morte ad un check-in, una ragazzina di quattordici anni che viene stuprata da soldati americani in casa propria e lei assieme alla famiglia massacrata e bruciata, la decapitazione di un ostaggio poi inviata via file: un orrore peggiore di ogni invenzione vista sullo schermo, con l'aggravante che sono cose trasposte dal reale. De Palma tratta la materia incandescente che ha scelto qui definendo uno scontro immane tra due forme d'ignoranza , di mancanza di accettazione dell'Altro, in un flusso di rimozione di coscienza quasi senza precedenti, considerato anche il punto di evoluzione cui teoricamente l'umanità è giunta oggi. Immagini da un disastro ambito, preteso, imposto: un'eredità di un'amministrazione incapace, gretta, oggettivamente senza pietà che si è scelta nemici non migliori. Le immagini di bambini feriti, mutilati, uccisi sulle note meravigliose de "L'ora è fuggita" dalla "Tosca" stringono lo stomaco, graffiano il cuore, incrinano ogni resistenza al disgusto e alla compassione. Che sfacelo.
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