Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Un gran bel film di denuncia sulla guerra imperialista in generale, e sulla arcinota (per quanto censurata -anche da noi, dove al cinema infatti se ne è impedita la visione- come dice il titolo), violenza americana, che è la causa dei peggiori mali degli ultimi 80 anni al mondo, più di pur tante altre cause.
Pur partendo – un po’troppo- in sordina, quest’opera (tutta ideata da De Palma, con enorme merito) ha, in un climax notevole e dentro a una durata di certo contenuta, dei meriti storici straordinari. In particolare perché evidenzia la stupidità del soldato americano medio, così come quella dell’opinione pubblica che di norma sorregge e giustifica l’aggressività statunitense.
Una carriera – quella militare – scelta per fare soldi facili, sperando nel contempo di avere le minime conseguenze negative.
«Portare la democrazia, togliendo di mezzo i dittatori. Invece di ringraziarci, ci ammazzano pure. Cosa possiamo fare di diverso?»: questa, citata da soldati ignoranti e facilmente indottrinabili, è la menzogna che è stata usata per legittimare gli interessi americani, e dunque capitalisti e occidentali, e dunque italiani, in Medio Oriente. Che resta il fronte più caldo, tra i tanti, della storia contemporanea, come è noto.
Ottima la sottolineatura sulla menzogna della versione ufficiale, sempre tesa a insabbiare i crimini della propria parte. E il conseguente isolamento, e indebolimento, delle persone sane, che a ciò si sono opposte. Hanno fatto meglio di altri il loro dovere umano, e perciò hanno pagato; chi lo ha fatto peggio, anche in modi spaventosi, spesso ha raccolto più allori.
L’arroganza del più forte e del più violento; il suo arbitrio; l’idea dell’impunità da cui è protetto; la mancata volontà di comprendere le ragioni altrui…: tutti aspetti qui ben chiari. Anche alla luce del rispetto che De Palma porta verso gli occupati, vittime (in quel caso) del tutto ingiustificate anche dei crimini più orrendi, perpetrati solo in nome (anche se non si dice, ma la realtà resta quella) della avidità di pochissimi ricchissimi, spesso – e fondamentalmente - macchiata di criminalità.
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