Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Vittime di guerra ma senza fronzoli ("Non aspettatevi un film d'azione hollywoodiano. Niente tagli veloci. Niente colonna sonora adrenalinica. Niente trama logica che ci aiuti a trovare un senso. In pratica qui siamo nella merda.") e più cattivo. L'atrocità si consuma in modo asettico e tutto l'orrore è lasciato alla fantasia dello spettatore (il nonno disabile che cerca con un'azione disperata di uccidere gli aguzzini, la sorellina terrorizzata, il cadavere della ragazza bruciato per disfarsi delle prove), mentre l'unico contrario alla violenza se ne va quasi subito con la coda tra le gambe. Ma, soprattutto, è molto meno autoassolutorio del film dell''89: la denuncia c'è, ma non si ha la sensazione che giustizia sia fatta ("Io sono una mela marcia no? Soldati come me tengono la merda araba fuori dalle vostre case.") e viene fornito al "leader" dei carnefici un background (la storia del fratello) che evidenzia come quell'azione non sia altro che una conseguenza del togliere la catena ad un cane idrofobo, che non poteva comportarsi male in patria solo per paura delle conseguenze. La guerra è mostrata per quel che è: piccole, folli azioni quotidiane intercalate ad un massacro scriteriato, dove le parti coinvolte fanno a gara a chi compie le efferatezze più macabre. De Palma mette in scena ciò con una povertà di mezzi impressionante (che rende l'atmosfera forse addirittura troppo claustrofobica), facendo respirare una boccata d'aria a questi anni 2000 pervasi da un cinema preoccupantemente guerrafondaio.
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