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Il treno per il Darjeeling

Regia di Wes Anderson vedi scheda film

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La recensione su Il treno per il Darjeeling

di Furetto60
7 stelle

Stravagante ed estrosa opera di Wes Anderson.

Siamo in India. Un uomo maturo scende frettolosamente da un taxi e arranca dietro un treno in partenza. Durante la surreale corsa lo affianca un individuo smilzo, che lo supera, riuscendo a salire al volo sul treno, che l’altro invece perde. Incipit di "Darjeeling Limited". Peter alias Adrien Brody, fuggito di casa proprio un mese prima della nascita di suo figlio, si ricongiunge con i due fratelli, ritrovandoli in un colorito scompartimento, dopo un anno dalla morte del padre. Il maggiore di loro è Francis alias Owen Wilson, per quasi tutto il film bardato di bende dopo un brutto incidente stradale, colui che ha organizzato il viaggio ,un itinerario accurato e pianificato rigidamente, a bordo di questo treno speciale, il Darjeeling Limited, che dovrebbe diventare il vettore di una rinascita spirituale, che li faccia riconciliare.L'obiettivo non dichiarato subito,di Francis è anche accompagnare i fratelli al convento himalayano, dove si è ritirata a vivere la loro madre Patricia divenuta suora, nella persona di Anjelica Huston che, dopo aver vanamente cercato di evitare i contatti con la prole, acconsente ad ospitarli nel convento e poi c’è Jack alias Jason Schwartzman, il più piccolo, un aspirante scrittore col cuore infranto. I tre fratelli che non si sono più parlati dalla morte del padre, partono cosi per questo  viaggio nel cuore dell’India, alla ricerca di se stessi e del loro legame perduto, nella speranza di tornare a essere affiatati come nel passato, fare i conti col presente,guardandosi dentro e provando a confrontarsi con le figure genitoriali.Naturalemente non sarà facile, ognuno di loro ha segreti che non rivela e qualche incidente di percorso rallenterà il loro cammino.L’India che ci viene mostrata è colorata e pittoresca, autentica e surreale al tempo stesso, teatro a cielo aperto del confronto familiare, centro dell’opera andersoniana, la solita famiglia problematica e disfunzionale, che fa shopping tra spezie e serpenti velenosi, e consuma fugaci rapporti sessuali nella toilette di un treno, che cresce e lotta, e che cerca in tutti i modi di comunicare, Anderson si diverte a seminare elementi, non tutti spiegabili senza i dovuti rimandi: valigie di cui si ignora il contenuto, o fatti di cui non si sa nulla e si incrociano personaggi vedi Bill Murray che fanno fugaci apparizioni, e non sembrano incidere sulla storia, in un cinema volutamente frammentario, con il gusto per la divagazione dal filo conduttore ,Il viaggio visionario ed esistenziale di Wes Anderson prosegue :”Il treno per il Darjeeling” inizia là dove finivano “I Tenenbaun, e porta avanti l'elaborazione del lutto da parte dei figli, con spirito sarcastico e al contempo drammatico, una surreale commistione di dramma e umorismo. Il regista usa un registro brillante, ma sa essere anche amaro e triste, vedi la morte del bambino indiano, allestisce come sempre un'opera stravagante e variegata, con l’ausilio nella sceneggiatura di Jason Schwartzman, un nostalgico road movie familiare. Gli ingredienti tipici del suo cinema ci sono tutti: dai personaggi paradossali, ai colori accesi delle scenografie, fino alla colonna sonora anni '70, in un’alchimia magica che oramai è il suo marchio di fabbrica, un’estetica barocca, ridondante e variopinta. Ma la sua fantasmagoria cromatica, lascia comunque spazio a una fotografia autentica del reale paesaggio indiano, ripresa da Robert Yeoman nella sua naturalezza. Anderson ci regala un finale strepitoso, con una incredibile sequenza, a suo modo corollario commovente, che riassume tutti i personaggi, facendoli abitare nei vari scompartimenti del treno, consentendoci di mettere in fila tutti i protagonisti e le storie di questo ideale viaggio della fantasia.



 

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