Regia di Wes Anderson vedi scheda film
Parlando con amici appassionati o meno di cinema ho capito che Wes Anderson o lo ami o odi. Se lo ami è perché riesci ad entrare nel mondo di fiabe che ti racconta, le sue inquadrature uniche ti affascinano ogni volta e il modo in cui ti racconta i rapporti umani ti emoziona. Se lo odi è perché i suoi film sono lenti, con dialoghi inverosimili e scenografie folli. I personaggi sembrano matti scappati da un manicomio o in libera uscita.
Io sono decisamente del primo gruppo. Il mio amore scoppiò per una visione quasi casuale dei Tenenbaum e da lì in poi ho seguito molto questo regista.
Questa volta ci racconta, a modo suo, una fiaba incentrata su tre fratelli e il loro viaggio, che come ogni viaggio su pellicola non sarà prettamente di spostamento. Anderson si diverte con i colori che un paese come l’India può offrire sia nei paesaggi che negli interni, ci porta su un treno che di per sé è una leggenda che si racconta ai bimbi e lo “carica” con tre personaggi fuori dal mondo con le loro valige tutte uguali.
Ho trovato questo film come uno dei più belli del regista, prettamente da un punto di vista estetico, ogni inquadratura è un piccolo quadro che racconta emozioni, mentre da un punto di vista cinematografico non è dei miei preferiti, forse perché rispetto ad altri è più incentrato su pochi personaggi perdendo il fascino la forza del gruppo di altre sue opere.
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