Regia di Wes Anderson vedi scheda film
Wes Anderson è, nel bene e nel male, uno degli interpreti più emblematici del concetto di post-moderno. Si possono criticare certi suoi espedienti, come quello di far partire una canzone indie-pop ogni due per tre, magari accompagnata da un plateale ralenty. Ma è difficile negare che, alla base della sua opera, ci sia una profonda conoscenza del mezzo cinematografico e delle sue potenzialità espressive. In particolare, nel film in questione, Wes sfrutta la forma longilinea del treno per rispolverare la tecnica della carrellata laterale, rivalutando così la bidimensionalità dell'immagine filmica. Allo stesso modo, la presenza dello zoom in alcune scene non è un semplice tributo angli anni 60/70 in linea con la moda vintage di oggigiorno, ma un tentativo di rendere attuale una tecnica cinematografica desueta. Senza dubbio il cinema di Wes Anderson può apparire frivolo e senza spessore, ma una cosa è certa: questo Autore ha personalità da vendere e un'estetica inconfondibile, in grado di adattarsi ai più svariati immaginari (dall'high school di Rushmore all'India di Darjeeling). E poi in questo film non mancano riflessioni non banali, anche se virate nel surreale, su temi forti come le relazioni familiari, il confronto fra Occidente e Paesi Emergenti, la fatalità di un incidente mortale...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta