Regia di Wes Anderson vedi scheda film
I tre fratelli Whitman si mettono in viaggio, a bordo del treno che attraversa la regione indiana del Darjeeling, con l'intento di "ritrovare loro stessi"; ancora frastornati dalla morte del padre, evento occorso un anno prima ed ultima occasione che li aveva visti riuniti, ognuno dei tre ha i suoi guai. Jack è reduce da una storia d'amore tormentata, la cui ultima "puntata" ha avuto luogo a Parigi; tenta di esorcizzare le proprie difficoltà scrivendo racconti autobiografici che, tuttavia, non riscuotono un grande interesse. Peter più degli altri ha difficoltà a superare il trauma del lutto; utilizza gli oggetti quotidiani del padre; è in fuga da una donna, e, soprattutto, dal figlio, che deve ancora nascere. Francis, il maggiore, ha il volto fasciato a causa di un grave incidente di moto. E' quest'ultimo che ha voluto vicino a lui i fratelli, organizzando il viaggio e prevedendo, a loro insaputa, una tappa presso un convento, non lontano dall'Himalaya, ove si è rifugiata la madre, la quale è mancata al funerale del genitore. Wes Anderson dirige una singolare commedia, avente ad oggetto la vicenda umana che lega tre fratelli i quali, dopo diverse peripezie, sentono la necessità di riscoprirsi tali. Non sappiamo del loro passato se non quanto raccontato dagli stessi; possiamo immaginare un trascorso di solitudine o indifferenza reciproca; trovano un primo stimolo nel riconciliarsi in occasione del funerale del padre. La scusa è far fronte comune per recuperare la vettura d'epoca del morto, da mesi presso un'officina. In questo frangente patiscono l'abbandono della madre, da tempo recatasi in un altro continente per aiutare estranei, dimentica della famiglia. Dopo ulteriori traversie i tre si trovano, un po' imbarazzati, un po' entusiasti, un po' dubbiosi per l'esperienza che prende il via, a bordo del treno che attraversa un'India ricca di vita e di misteri, le cui promesse di trascendenza e spiritualità sono enfatizzate da una fotografia irreale, basata sulla saturazione delle gamme cromatiche utilizzate. Le speranze iniziali dei viaggiatori sono ben presto deluse; le barriere che li dividono, poichè generate anche dai caratteri, non possono essere abbattute grazie al razionale proposito di farlo. Anzi, tra un intoppo e l'altro, la situazione della famiglia Whitman, gradualmente, peggiora. La madre dà l'impressione di non volerli vedere; dopo ulteriori vicissitudini i tre sono lì lì per rinunciare, ma scelgono, prima, di andare a trovare la mamma, in realtà soddisfatta di vederli - soprattutto, tutti insieme - e, di seguito, ripartono per il loro viaggio, simbolicamente privi dei loro ingombranti ed antiquati bagagli; metafora di una vita ed un rapporto liberi di decollare, privi dei vincoli che li hanno costretti e divisi. La dialettica di Wes Anderson non è nitida; egli ci parla per simboli, tramite le sensazioni evocate dalle immagini, dai contesti che tratteggia. I maliconici, insicuri - sempre alla ricerca di medicine o qualcosa da bere, fumare, sgranocchiare - fratelli Whitman trovano nella condivisione delle più incisive esperienze del viaggio, il vero stimolo al confronto, al regolamento dei conti con un passato che li ha divisi per semplice disinteresse, non astio, reciproco. Buona interpretazione per Owen Wilson, Adrien Brody, Jason Schwartzman, rispettivamente Francis, Peter e Jack. Fa una piccola apparizione Bill Murray, nel ruolo di un uomo maturo dal vestito elegante, che, ad inizio racconto, perde il treno, mentre i fratelli riescono a salire; questo personaggio potrebbe rappresentare un anziano padre, il quale rimane indietro, mentre i figli, in qualche modo, vanno avanti. E' visibile per qualche secondo Natalie Portman; l'attrice ha un ruolo esteso nel cortometraggio "Hotel Chevalier", un prequel del film, diretto dallo stesso Wes Anderson, che racconta un episiodio della complessa love story tra Jack e la sua fidanzata. Il ritmo del film è lento; buona parte del racconto è ambientata nell'India senza tempo del treno "Darjeeling Limited" e dei luoghi da esso attraversato. Molto fitti i dialoghi tra i fratelli; lentamente, dai loro screzi, ma anche da un costante cercarsi, ne comprendiamo l'indole e le difficoltà. "Il Treno Per Il Darjeeling" è un film di una certa cripticità. Non è semplice comprendere cosa il regista voglia dirci; conviene lasciarsi trasportare dalle immagini, dai colori, dai dettagli; infine il messaggio giunge. Esso è legato alla ricerca del senso della vita, la quale transita attraverso il riesame critico del proprio passato, esperienze segnanti, incontro catartici, e non ha, in realtà, conclusione; concluso un viaggio, ne inizia subito un altro.
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