Regia di Joe Wright vedi scheda film
La prima parte, ambientata nella campagna inglese nel 1935, è la migliore: attraverso la ripetizione delle stesse vicende considerate da diversi punti di vista assistiamo da una parte all’idillio fra una ragazza ricca e un coetaneo povero, dall’altra alle pericolose fantasticherie della sorellina di lei, che per un’incredibile serie di circostanze è portata a denunciare lui per violenza sessuale (il giovanotto, diciamolo, ha una sfortuna degna di Fantozzi). Più pasticciata la parte centrale, nella quale i personaggi si disperdono e i piani temporali si sovrappongono. Poi torna in scena la ormai ex ragazzina, con la sua coscienza allucinata e i suoi rimorsi per aver rovinato la vita di due persone oltre alla propria, e conduce il film verso una conclusione di grande impatto emotivo: da segnalare la scena in cui assiste il soldato francese moribondo, immedesimandosi attraverso il suo racconto in una vita che non ha mai potuto vivere. Tutto è un po’ risaputo (il vero colpevole è facilmente individuabile; il colpo di scena finale, che Mereghetti raccomanda di non rivelare, non mi sembra arrivi di sorpresa); però, di questi tempi, un melodramma ben costruito anche se convenzionale bisogna tenercelo stretto (e in tal senso il cameo di Minghella è una specie di marchio di garanzia).
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