Regia di Mikhail Romm, Marlen Khutsiyev, Elem Klimov vedi scheda film
«Luci e ombre del sistema sovietico a un ventennio dalla morte del più duraturo Segretario generale del Comitato Centrale». Così sintetizza la "trama" il nostro sito. Io, che ho appena visto il film, non direi proprio. Romm in parte gira il materiale del film, ma in maggior parte utilizza materiale già esistente (anche di provenienza italiana), facendo un excursus che parte dall'inizio del ventesimo secolo, con alcune delle sue invenzioni più rivoluzionarie e gli eventi più catastrofici, come le due guerre mondiali, la seconda delle quali terminò proprio con l'utilizzo abbinato di due delle invenzioni novecentesche esposte in precedenza nel film: l'aeroplano e la bomba atomica. Lo sguardo di Romm si fissa soprattutto sulle ingiustizie e le incongruenze del mondo capitalistico, tenendo l'occhio della propria macchina da presa a debita distanza da quanto avveniva all'epoca nell'Unione Sovietica della "normalizzazione". Ed in effetti, il film di Romm (e dei suoi collaboratori Khutsiev e Klimov) è un accorato appello alla pace ed alla giustizia nel mondo, che deve capire la lezione del passato per non ripeterne gli errori, e collaborare, all'unisono (come direbbe Verdone), per vincere la povertà e la fame di gran parte del mondo. Peccato che l'appello venga da un pulpito così traballante, poiché criticare il capitalismo occidentale va bene, così come va bene criticare il socialismo maoista (i rapporti di amicizia incrollabile tra i due giganti comunisti non erano più così solidi, all'epoca del film), ma contrapporre come modello universale il socialismo sovietico mi pare un'idea alquanto azzardata. Mi sembra che al regista, volontariamente o meno, sfugga, quando descrive il disagio e le proteste dei giovani hippies dell'Occidente, che proprio la capcità di tollerare nel proprio interno un dissenso civile e democratico - combattendone le forme violente - è stata una delle ragioni di forza del capitalismo del secondo dopoguerra (resta, naturalmente, impregiudicata la questione se questo sia un dato positivo e se questa tolleranza sia stata sempre così bonaria). E peraltro proprio Romm era stato un cantore di Stalin, dipinto, in un film degli anni Trenta, come l'artefice della Rivoluzione d'Ottobre. Né è un caso che i film migliori del regista sovietico siano quelli realizzati nei primi anni Sessanta, nel periodo del cosiddetto "disgelo". Dopo di che, arrivato al potere Breznev, il vecchio maestro di Tarkovskij e Konchalovskij ha visto bene di volgere lo sguardo verso il mondo capitalista ed imperialista, corrotto dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dalla droga, dal sesso (e dal rock'n'roll?).
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