Regia di Vincenzo Marra vedi scheda film
L'UOMO NELLA MACCHINA
Napoli, uno dei tanti processi di camorra. Marra ignora gli imputati per concentrarsi sulle figure che rappresentano le istituzionali: l'avvocato penalista impegnato nella difesa, il giudice che conduce l'inchiesta e il presidente del tribunale, quello che decide. Ciò che più interessa il regista è il delicato equilibrio esistente tra questi uomini e il loro ruolo ruolo istituzionale. Il personaggio più enigmatico e sfuggente, fatalmente, è l'avvocato, lucida intelligenza al servizio della criminalità organizzata. Ma si può condannare un uomo perché fa bene il suo mestiere? Lavoro non solo legittimo ma che rappresenta un diritto inalienabile? Ciò che si cela dietro la maschera, odori o meno di zolfo, intriga e affascina. Il presidente è uomo pacato, conservatore, favorevole alla pena di morte, il giudice è una donna combattiva, nervosa e rossa, come direbbe l'attuale primo ministro; diversissimi devono collaborare affinché la giustizia faccia il suo corso. Più atteso il tema della precarietà delle strutture pubbliche; è una storia di tribunali che restano chiusi per mancanza di uscieri, di pareti trasformate in agende e PC, di un giudice costretto, come ai tempi della scuola, a chiudersi in bagno per fumare. Memorabile, aperto a mille riflessioni il film spazza dalla memoria cent'anni di noiosi, inverosimili film processuali.
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