Regia di John Glen vedi scheda film
Il cold open è il limpido riassunto dell'era Moore: attenzione all'emotività (la visita alla tomba di Tracy in un toccante omaggio al film del 1969, Al Servizio Segreto di Sua Maestà) e sbruffoneria british (la ridicolizzazione di Blofeld e della SPECTRE come sorta di colossale "vaffa" pronunciato dallo storico produttore Albert "Cubby" Broccoli a Kevin McClory che, anni prima, aveva trascinato tutti in tribunale per la paternità e i diritti di sfruttamento di Thunderball).
Il resto, checché ne dicano sofisticati cinefili con la puzza al naso che vanno in brodo di giuggiole solo per Bresson, Tarkovskij e Anger, è storia del cinema.
Dopo gli eccessi al limite del ridicolo degli anni Settanta, tra blaxploitation un tanto al chilo (Vivi e lascia morire), fantascienza modaiola (Moonraker) e abuso di gadget tecnologici (L'uomo dalla pistola d'oro), pur al netto del miracoloso equilibrio raggiunto nel maestoso La spia che mi amava, questo capitolo rimuove ogni barocchismo e va sul sicuro: l'esplosione della Lotus prima ancora di poterla vedere in azione è una chiara esemplificazione della voglia di fare qualcosa di più semplice e adulto. Si pesca a piene mani dalla più archetipica iconografia bondiana (inseguimenti in stradine di campagna e sulle nevi; immersioni subacquee; recupero di un congegno segreto prima che finisca nelle mani sbagliate) e la si instrada in un thriller spionionisto di stampo classico dove non manca il solito repertorio di falsi aiutanti che diventano antagonisti e di falsi oppositori che diventano alleati.
A dare vigore a un film che sulla carta rischiava di risultare troppo poco "appariscente" ci pensa John Glen che, dopo una vita passata a fare la seconda unità e il montatore dei film della saga, viene promosso a regista. Se non manca qualche goffaggine nel raccordo tra scene piane/dialogate e innesco dell'azione, non si può dire lo stesso delle coreografie action, a dir poco straordinarie nella loro natura squisitamente analogica e che ancora oggi lasciano a bocca aperta per crudezza e vividezza, in particolare nelle sequenze ambientate a Cortina e nel finale alle Meteore, in Tessaglia, dove vengono eseguite autentiche prodezze che sono un vero e proprio inno all'arte degli stunt-man, anche a più di 40 anni di distanza, lontanissime dalle facilonerie avveniristiche e tecnologiche dei capitoli precedenti. Non a caso, John Glen sarebbe rimasto saldamente in cabina di regia per tutti gli anni Ottanta, per un totale di cinque film, tutti consecutivi.
Carole Bouquet, pur al netto dello stereotipo angloamericano che vede gli abitanti dell'Europa meridionale come portatori di inesauste passioni di derivazione mitologico-tragica (qui citato esplicitamente il desiderio di vendetta di Elettra), è una delle migliori Bond-girl di sempre, sia per la determinazione con cui contribuisce attivamente alla causa con tanto di balestra (!) al seguito, sia per il concedersi al protagonista solo nel finale, sia per il carisma erotico che emana ad ogni inquadratura senza scadere mai nella volgarità.
Roger Moore, nonostante avesse più di 50 anni all'epoca delle riprese, rimane saldamente credibile nel ruolo anche in virtù di intelligenti scelte drammaturgiche, come l'iconico inseguimento sulla leggendaria (e azzeccatissima per l'età del protagonista) Citroen 2CV gialla che risulta curioso accostare tanto alle scorribande dei giovani degli anni Sessanta di American Graffiti di George Lucas quanto alle peripezie di Lupin sulla Fiat Nuova 500 (anch'essa gialla) in Il castello di Cagliostro di Miyazaki.
Bill Conti modernizza le sonorità tipiche della saga con un curioso (e non sempre appropriato) tocco funk ma a inscrivere questo capitolo nell'olimpo dei più grandi film di sempre non è lo stupido cameo di una sosia di Margaret Thatcher nel finale ma la leggendaria title track (musiche di Bill Conti e testo di Mick Leeson, prodotto da Christopher Neil e Bill Conti stesso) For Your Eyes Only cantata superbamente da Sheena Easton.
Personalmente non avrei vergogna di cantarla a squarciagola alle 4 del mattino in una strada deserta
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