Regia di Gabriele Albanesi vedi scheda film
Vivace esordio alla regia di uno dei più talentuosi filmaker indipendenti, supportato dai Manetti Bros. e da Sergio Stivaletti (anche autore dei convincenti effetti speciali). Accostabile -per riuscita- a film esteri tipo Haute tension o Wolf Creek.
La giovane coppia composta da Rino (Daniele Grassetti) e Aurora (Daniela Virgilio) sta passando un momento critico. Mentre i due sono appartati in macchina, in un punto isolato, tre teppisti picchiano Rino e tentano violenza ad Aurora. Violenza evitata grazie all'intervento di Antonio (Gennaro Diana), che dopo avere messo in fuga il terzetto di molestatori conduce i due ragazzi feriti e sotto shock a casa sua. Ma la coppia passa dalla padella alla brace, perché la famiglia di Antonio non è di certo tradizionale, e in quella casa un segreto orribile sta per essere rivelato.
"Non puoi capire l'amore di un genitore per il proprio figlio, anche se questo significa il male degli altri." (Clara, Santa De Santis).
Da anni Albanesi porta in giro una bella sceneggiatura senza mai trovare una casa di produzione disposta a convertirla in film, finché un giorno su un forum dedicato al cinema di genere, un certo George Kaplan (alter ego virtuale di Albanesi) criticando aspramente il film Zora la vampira, entra in contatto con i Manetti Bros. i quali lo sfidano a realizzare un corto (L'armadio, terzo lavoro di Albanesi dopo Braccati e Mummie). Il buon risultato convince i due registi a mettersi in moto per aiutare il deciso cineasta a realizzare il film, spingendolo a produrlo in proprio. Il regista, grazie all'aiuto di un amico ed ex compagno di scuola (Gregory J. Rossi), coinvoge Sergio Stivaletti (inizialmente solo per consigli "produttivi" visto che l'unico horror italiano del periodo è un altro low budget, I tre volti del terrore). Il bravo tecnico degli effetti speciali rimane affascinato dal progetto ed entra a fare parte della produzione mettendo -cosa fondamentale alla riuscita del progetto- a disposizione il suo talento e realizzando per Il bosco fuori efficaci ed impressionanti effetti speciali. Ne esce un film "vivace", ritmato e fortemente personale nonostante evidenti siano i rimandi al cinema americano. Albanesi, ad esempio, non solo prende a modello Non aprite quella porta (mettendo in scena una famiglia deviata e con una vittima destinata al sacrificio), L'ultima casa a sinistra (non a caso il titolo internazionale è proprio The last house in the woods) e La casa (le soggettive della prigioniera in fuga nei boschi, l'iperviolenza quasi fumettistica in stile Splatter), ma da Tobe Hooper in particolare recupera anche l'uso agitato della macchina da presa che trema, gira vorticosamente su se stessa e fa uso volutamente eccessivo di carrellate, zoom in avanti e indietro. Di più: Albanesi realizza un film che omaggia -con sincero affetto e originale tecnica- i suoi modelli ispiratori anche italiani con Fulci e Argento su tutti (evidenti i rimandi a Suspiria per cromatismi rosso/blu a Tenebre e Phenomena), nonché internazionali (Kubrick e Arancia Meccanica). Quello che ne esce -grazie anche agli artefatti che ne valorizzano l'ingegno (tutta la prima parte è girata di giorno e l'effetto notte "artificiale" dona un fascino sinistro all'aspetto visivo) e alla sorprendente colonna sonora, opera dei bravissimi Barbieri, Bruno e Villa (in tutto e per tutto puramente argentiana)- è una sorprendente opera prima che giustamente riscuote enorme successo in Giappone e sulla quale nientemeno che Sam Raimi posa lo sguardo, scegliendo di distribuirla in America grazie alla sua Ghost House Pictures.
Quello che rende onore al giovane autore (in grado di replicare in seguito sia con il bel Ubaldo Terzani horror show sia, come sceneggiatore/produttore, con l'interessante antologico Fantasmi) è l'essere qui riuscito a rievocare cromatismi, sensazioni e tecniche tipiche dell'horror italiano che ha fatto scuola (sì, c'è dentro anche un po' di Mario e Lamberto Bava) senza porsi limitazioni e girando un film coraggioso e non convenzionale: un film che dice no alla logica del ribasso (di violenza ma spesso anche qualitativo) nell'ottica di un passaggio televisivo. Il divieto ai minori e l'uscita in una sola sala romana non rende certo onore alla fatica di Albanesi, regista di buone speranze che ha saputo (grazie anche ai Manetti Bros. a Stivaletti e ai bravi attori con menzione di merito per la talentuosa -"final girl"- Daniela Virgilio del CSC) portare a compimento un miracolo: con meno di cinquantamila euro ha realizzato un buon film di genere. Un film che verrà, purtroppo in parte, criticato ciecamente proprio dai fans italiani, incapaci di cogliere il talento che sta dietro questa incredibile impresa.
"Il prete me lo diceva che mi dovevo fa' li cazzi mia." (Uno dei tre balordi, colpito dalla motosega allo stomaco, mentre regge le interiora)
Curiosità
I riferimenti a horror classici sono tantissimi, e lasciamo ai più curiosi il piacere di rilevare i titoli omaggiati dal bravo Albanesi. Però ci piace fare notare la personale rilettura che il regista ha fatto del gruppo di giovani drogati che, in Demoni (Lamberto Bava, 1985), ascoltano musica a tutto volume guidando spericolatamente in macchina: non vi ricordano proprio i tre violenti e incoscienti protagonisti che prima fanno violenza su Aurora e poi penetrano nella casa degli orrori?
Curiosità 2
L'ispettore Coliandro guarda Il bosco fuori
Assolutamente imperdibile il Dvd Minerva che offre il film nel formato anamorfico 1.85:1 e con potente traccia audio italiana (3.1). Vano extra -una volta tanto- di lusso con menzione di merito per il bel backstage (40 minuti) e soprattutto per i due audiocommenti (uno di Albanesi e uno del produttore Gregory J Rossi, assieme direttore della fotografia Raoul Torresi). Durata della versione: 1h25m36s.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta