Regia di Gabriele Albanesi vedi scheda film
Applausi.
C'è una famiglia strampalata in "The Last House in the Woods" (sottotitolo/titolo internazionale) che cerca vittime per qualche strano motivo. Una coppia dal rapporto turbolento finisce da quelle parti, ed è salvata dall'aggressione di tre stupratori proprio dal padre di quella famiglia tanto strampalata. Sarà l'inizio di un incubo. Emoglobina, pus, vomito, e linguaggio scurrile: Il bosco fuori (ma anche il sottotitolo, eh) merita un applauso, solo per il suo esistere. Il trash raggiunge, nel film di Albanesi, un livello di straordinario equilibrio, canzonatorio ma divertente. Cerca di creare una storia, dei personaggi, e magari vuole pure prendersi sul serio, ma si inventa antagonisti che possono essere creati solo sotto effetto di LSD (i due fratelli, sorta di Due-Facce e Uomo Con Palla Di Pus Nel Collo) e inventa una trama che non sta un attimo in piedi. Però continua, fermo nelle sue convinzioni. Non si fa fermare da nulla, neanche da tutto quello che è troppo e che stroppia, anzi, si nutre proprio dell'inutile e dell'avanzo, del superficiale. Di famiglie poco sane se ne è sentito parlare in altri film, ma vista così in primo piano mai, perché Albanesi crea un'anti-suspense gustosissima concentrandosi sui volti e sulle luci impossibili, cercando di distruggere dal di dentro l'ideale borghese della famiglia modello, mettendo un figlioletto cannibale che si nutre degli arti delle sue povere vittime. Tutti pazzi contro una protagonista di una capacità attoriale pari a zero, ma, ehi, siamo in un trash - che, si spera, sappia di esserlo -, dunque lanciamoci nello scontro sanguinolento finale, che sia fatto bene o male non importa. Solo lì uno stupratore può spingersi stupidamente fino alla fine, diventare un eroe per qualche secondo e poi essere ucciso, e addirittura provocare un dispiacere (era lui l'anima della festa), e i concetti di bene e male sono spappolati, non fa alcuna differenza.
Il fatto che Il bosco fuori sia dannatamente divertente è un fatto pericoloso, ma stuzzicante. Non ha qualità, non ha un minimo di dignità da preservare, gioca il tutto per tutto, e vince alla tombola della serie Z, assumendo tra chi vuole il suo posto di culto. Tra chi non vuole però non rischia il dimenticatoio. Basterebbe solo l'incredibile finale "ottimista", e quel sorriso da ebete della protagonista che corre per salvarsi: lì si capisce che se fosse morta sarebbe stato quello che volevamo, ma il grado di disturbo deve rimanere elevato. Dunque, piuttosto che allietarci, il finale ci perturba. Sarà forse la musichetta sullo sfondo? O l'abbraccio fra due bambini (che non spieghiamo, per non togliere sorprese)? E' ovvio che Il bosco fuori è mediocre e non ha qualità, ma chi se ne frega. Ridiamo per una buona volta. Il resto è il nulla. E, sinceramente, a ben pensarci, quel pus era troppo giallo, e quel vomito era troppo bianco. Quelle budella erano troppo grosse. Se ridiamo e stiamo bene, è inutile preoccuparsi di altro: siamo pur sempre animali.
Applausi.
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