Regia di Gabriele Albanesi vedi scheda film
Rino e Aurora sono una giovane coppia che si apparta in un posto tranquillo nella campagna dei Castelli Romani. I due sono assaliti da un gruppetto di balordi, impasticcati e violenti, che gonfiano lui di botte e cercano di stuprare la ragazza. In loro aiuto interviene una coppia misteriosa che, messi in fuga gli aggressori, li porta nella loro casa nel bosco. Lì inizia l'inferno. Il bosco fuori, opera prima di Gabriele Albanesi, è qualcosa più di una scommessa: girato in tre settimane in digitale, con un budget ridicolo e attori sconosciuti, cerca di riportare in vita il cinema horror all'italiana attingendo a piene mani anche dalla migliore scuola americana, quella dei Craven e dei Raimi, estremizzando il tutto senza pietà. Il film è violentissimo: sangue a ettolitri, squartamenti, budella a volontà. E il regista a tratti paga un eccessivo compiacimento, una voglia di stupire un po' gradassa, un generale disequilibrio del racconto. Però Il bosco fuori è un film vivo, a tratti ironico (la protagonista ha in stanza un poster di Io la conoscevo bene, omaggio di ironia cinefila che sbeffeggia l'ottusa contrapposizione tra film di genere e cinema d'autore), che trae il massimo dai suoi limiti produttivi creando paura e divertendo chi ha uno stomaco sufficientemente forte da sopportarne la visione. Il film è uscito in una sola sala, ma gli amanti del genere potranno rifarsi, a partire da ottobre, con il dvd.
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