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Il bosco fuori

Regia di Gabriele Albanesi vedi scheda film

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La recensione su Il bosco fuori

di maghella
8 stelle

Primo lungometraggio per Gabriele Albanesi, classe 1978, che dopo 3 corti e qualche video clip, con un budget veramente ridotto di soli 45.ooo euro confeziona un horror splatter come da anni non se ne vedevano più in Italia.

Ispiratosi sia alla grande tradizione del cinema di genere horror italiano degli anni settanta (più a Deodato e a Fulci piuttosto che ad Argento) che a quella classica americana di Craven e Hooper, il film di Albanesi è un vero e proprio omaggio ad un genere horror che sempre di più in Italia si sta rivalutando anche se attraverso canali distributivi molto alternativi.

La trama è quella classica che tante volte abbiamo seguito in certe pellicole: una coppia viene aggredita da alcuni teppisti, dopo un tentato stupro alla ragazza, la coppia viene salvata da una seconda coppia di automobilisti che si scopriranno essere in seguito dei veri e propri mostri.

Non manca proprio niente a questo film per fare impressione: la famiglia di mostri che vive isolata nel bosco, un bambino cannibale, un gruppetto di ragazzi che fin da subito si capisce che faranno una brutta fine, l'eroina, tanto ma tanto splatter e dulcis in fundo: LA MOTOSEGA!

Il film non ha niente di originale e nemmeno nulla di creativo a livello registico, e questa è la pecca di questo film, che rimane un compito ben svolto, molto divertente ma che non porta nulla di nuovo nel panorama cinematografico del genere horror.
Quello che mi è piaciuto davvero è lo spirito con cui è stato trattato il film: una lunga serie di omaggi a film più famosi, a cominciare dal mitico «Non aprite quella porta»-Tobe Hooper  a soprattutto «L'ultima casa a sinistra»-Wes Craven e «La casa sperduta nel parco» di Ruggero Deodato. Lo spirito del divertimento si coglie soprattutto nella seconda parte del film quando lo splatter prende vita e pulsa in più scene con spargimenti di interiora/salsicce e sangue/salsa a più non posso (lo stesso Sergio Stivaletti, che in parte produce il film e che ne cura gli ottimi effetti speciali, dice di non aver mai usato tanto sangue finto in un solo lavoro), per il resto la trama si perde in incongruenze davvero grossolane e convincono poco i personaggi.

Molto divertente il contesto della storia e la «romanità» disarmante dei 3 ragazzi scanzonati teppistelli che fanno una brutta fine, esilaranti alcune battute comiche all'interno di scene alquanto disgustose: con le frattaglie/salsicce che fuoriescono dalla panza, un teppistello appena squarciato dalla motosega ha il tempo di esclamare: «dovevo dare retta al prete quando me diceva di fammi na fagottata di cazzi miei»... beh, se non è la sintesi di tanti film horror questo, non saprei....

Il film, anche se fatto con un budget davvero ridicolo è comunque in parte prodotto dai fratelli Manetti, che rimangono in Italia forse gli unici mecenati per alcuni giovani registi che con passione cercano di riportare sugli schermi la tradizione horror italiana.
Il film, uscito nel 2oo7, è stato proiettato in una sola sala cinematografica a Roma, per poi trovare successo all'estero grazie ad una ottima distribuzione in dvd. In Giappone è entrato nei primi posti in classifica di vendita in dvd con il titolo «In italian chainsaw», mentre nel nord America la versione americana è stata ribattezzata con il titolo «The house in the wood» e la produzione e distribuzione è stata curata dal grande Sam Raimi, questo per dire quanto certe piccole produzioni nostrane siano decisamente più apprezzate all'estero che in Italia.

Gabriele Albanesi sta preparando il sequel del film, con il titolo: «The kid in the box», che sto aspettando con curiosità.

Nota personale: ho rivisto il film all'interno di una piccola rassegna cinematografica, ho avuto quindi la possibilità:
1) di vedere il film sul grande schermo.
2) di vederlo senza distrazioni da pubblicità, al buio di una sala.
3)... soprattutto di vederlo insieme a tanta gente, ad amici e non, e di poter sussultare, contorcermi sulla sedia, afferrare il braccio del mio vicino, ridere e schifarmi dello splatter condividendo tutto con persone complici e divertite come me (anche se non tutti hanno retto alla seconda parte), e questo penso sia la la parte più divertente di certi film.
 (bellissimo vedere il film con 2 miei amici in particolare, Daniele e July, con i quali siamo in simbiosi perfetta in quanto a grida e salti sulla sedia).
4) Quando c'è una motosega io do 4 pallucce a prescindere: la Motosega è il simbolo della ribellione, dell'alienazione, del terrore, della morte violenta per eccellenza.

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