Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film
Il film dell'anziano (solo all'anagrafe) Carlo Lizzani ha il pregevole merito di far conoscere una delle tante microstorie avvenute nel periodo più tragico della nostra storia dello scorso secolo, cioè quello degli anni finali della Seconda Guerra Mondiale, in particolare dopo l'8 settembre 1943, data in cui venne reso pubblico l'armistizio con cui l'Italia cessò la lotta contro gli Alleati.
Lizzani, prendendo spunto dal saggio di Marco Nozza, rievoca un episodio non certo tra i più conosciuti ma certamente meritevole di essere ricordato per l'efferatezza dei crimini compiuti ai danni di un gruppo di ebrei soggiornanti appunto in un hotel a Meina sul Lago Maggiore.
Il regista crea una tensione palpabile tra vittime e carnefici e un clima claustrofobico, ambientando quasi tutti gli eventi all'interno dell'albergo, e dirige molto bene un cast di attori di formazione televisiva - per me che seguo per nulla fiction e serie varie erano tutti pressoché degli sconosciuti - in cui ognuno dà il meglio di sè.
Da sottolineare il personaggio della donna tedesca che cerca vanamente di aiutare gli ebrei, in contrapposizione all'esaltato Comandante delle truppe occupanti, fervente seguace delle aberranti idee hitleriane: emblematica la scena del loro confronto finale con l'ufficiale chiuso a chiave come in una gabbia.
Toccante poi la scena finale con la ragazza (Ivana Lotito) che, tuffatasi nel lago dieci anni dopo quei tristi fatti, 'vede' fluttuare le vittime della ferocia nazista: mi ha ricordato vagamente, seppur il film sia distante anni luce da questo, Shelley Winters vittima del folle interpretato da Robert Mitchum in 'La morte corre sul fiume'.
Da proiettare nelle scuole.
Voto: 8.
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