Regia di Woody Allen vedi scheda film
Mi rendo conto di utilizzare una formula un pò abusata, ma ogni volta che sono reduce dalla visione di un nuovo film di Woody Allen, mi sento "riconciliato con il Cinema". Alla faccia di quei critici che, da qualche anno, continuano a rinfacciargli di aver perso lo smalto di un tempo, io lo trovo sempre all'altezza; diciamo che l'Allen europeo è un pò diverso da quello americano, non migliore o peggiore. Anzi, volendo andare controcorrente, posso aggiungere che il Woody Allen regista drammatico lo trovo ancora piu' ricco e creativo di quello comico. Infatti giudico "Match Point" il suo film piu' riuscito. Questo "Cassandra's Dream" non è forse a quei livelli, ma resta comunque uno dei migliori film in circolazione nelle sale. E possiede tutte le qualità usuali della produzione-Allen. Intanto non è per nulla volgare (e la totale assenza di qualsivoglia forma di volgarità è una delle caratteristiche del suo stile); poi c'è una sceneggiatura di ferro, davvero solida e inattaccabile: in altri termini una bella storia interessante con sviluppi sorprendenti, coi soliti elementi grotteschi e coi soliti dialoghi scintillanti; gli attori fanno la fila per interpretare i suoi film e infatti lui li seleziona con cura scegliendo sempre tra i piu' bravi in circolazione; la colonna sonora è al solito classica e sobria, e questa volta è affidata ad un eccelso Maestro come Philip Glass. Ma la caratteristica che domina su tutto, direi, è uno stile assolutamente classico nella messa in scena. Ecco, forse il pregio principale che guida la tecnica di Allen è questo ispirarsi ad una forma classica del "raccontare una storia", possibilmente interessante, e lasciando da parte qualsiasi furbizia mediatica o qualsiasi trovata tecnologica. Poi c'è un concetto che mi ronza nel cervello e che temo di non riuscire ad esprimere compiutamente...In questo film di Allen (ma anche negli ultimi precedenti) c'è un qualcosa che mi colpisce: ho come la percezione di storie rappresentate con mano particolarmente felice, che rendono a chi guarda tutto il piacere di assistere ad una "narrazione". Sarà la sceneggiatura perfetta, sarà un buon montaggio, saranno dei dialoghi brillanti, ma ho come la sensazione di una narrazione che va via "easy", liscia come l'olio, senza vuoti inutili o momenti di stanca. Insomma (e qui finisco il panegirico) ogni volta che vado al cinema per un nuovo Allen è per me un piacere viscerale. E poi: quanti registi oggi possono permettersi, peraltro con discreto riscontro di pubblico, di fare intrattenimento intelligente non volgare nè ruffiano, avendo come interlocutore sia il cinefilo appassionato sia la gente comune? E ancora: siamo sinceri, guardiamoci attorno, nella imperante crisi mortale di creatività degli sceneggiatori, non è una boccata d'aria fresca assistere alle commedie-dark di Woody Allen? La storia narrata è ormai risaputa, ne hanno scritto tutti i giornali: ci sono due fratelli che, inquieti per i limiti sociali ed economici che una esistenza grigia da working class impone loro, sono alla ricerca di qualcosa che li faccia "svoltare". Solo che questo "qualcosa" si presenta sotto forma di un omicidio su commissione. Dunque si tratta di un noir, dove il registro narrativo tragico è a tratti -pochi tratti- mitigato da venature grottesche che hanno il sapore piu' lieve della commedia. Ma alla fine dei giochi, ecco che rispunta fuori l'attitudine di Allen all'opera morale; infatti, se è vero che ogni delitto attira un castigo, quell'omicidio verrà fatalmente scontato in modo bizzarro, che costringerà i due fratelli a renderne conto non ad un tribunale della Legge, ma bensì al giudizio ben piu' tremendo delle loro coscienze. E devo dire che questo aspetto "morale" di Allen mi trova entusiasta. E veniamo ad un cast di attori TUTTI (ma proprio tutti) in stato di grazia. Con una premessa, però: la mano felicissima di Allen, in fase di sceneggiatura, nel tratteggiare i vari personaggi ha favorito già di per sè il lavoro (peraltro ottimo) degli attori. I due protagonisti innanzitutto: EWAN MC GREGOR e COLIN FARRELL, soprattutto quest'ultimo ci sorprende perchè, plasmato sapientemente dal regista, non ci appare come il solito macho ma al contrario persona fragilissima e preda di ogni sorta di debolezza autodistruttiva. Splendido debutto per la giovane HAYLEY ATWELL che si inserisce alla perfezione nello stile di Allen, sembra molto a suo agio, e che dunque spero di rivedere nelle prossime opere del regista. Anche i ruoli secondari sono serviti in modo inappuntabile; la madre dei due fratelli (CLAIRE HIGGINS) mi è sembrata magnifica, e ho trovato deliziosa SALLY HAWKINS nel ruolo della fidanzatina di Farrell: perfetta nel rappresentare quell'aria molto cheap (tipo quando circola in minigonna di jeans e zatteroni) da ragazzotta semplice di provincia. Discorso a parte per TOM WILKINSON, verso il quale nutro un'ammirazione sconfinata. Lui è un attore che rischia di essere condannato a (per quanto validi ed apprezzatissimi) ruoli secondari, mentre ha tutta la levatura da eccelso protagonista. E qui ne offre una eccellente dimostrazione. E vorrei concludere descrivendo una sequenza che mi ha particolarmente intrigato e che vede primeggiare proprio lo stesso Wilkinson. Immaginatevi i due fratelli (Farrell e McGregor) impegnati in un difficile dialogo con il loro "zio Howard" (Wilkinson). Siamo all'aperto, il tempo minaccia pioggia, infatti alle prime battute inizia a piovere copiosamente, e i tre riparano sotto a degli alberi. Beh, quello che segue è una sequenza di dialogo girata -a mio parere- magistralmente. L'imbarazzo dei fratelli, l'immediato sconcerto degli stessi di fronte alla "proposta indecente" dello zio Howard, sono resi in modo efficacissimo. Immaginatevi poi, ancora, una macchina da presa che ruota -letteralmente- attorno ai tre personaggi, con questo rumore di pioggia in sottofondo, coi visi a tratti semi-nascosti dalle foglie bagnate, insomma l'effetto è proprio azzeccato. Ma per me il piacere supremo è stato osservare con attenzione la fisicità straordinaria di Wilkinson durante quel dialogo e, in dettaglio, il modo in cui egli manifesta (coi gesti delle mani, con l'espressione del viso) uno scatto di stizza nei confronti del povero Farrell, colpevole in realtà solo di reagire frastornato alla proposta "estrema" appena formulata da Wilkinson.
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