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Sogni e delitti

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sogni e delitti

di noodless94
6 stelle

Terzo e ultimo capitolo del periodo britannico - aperto con Match Point e proseguito con Scoop -, Sogni e delitti è il trentottesimo film scritto e diretto da Woody Allen. 

Andando oltre gli impressionanti dati di una carriera fatta di tantissimi alti e davvero pochi bassi, il terzo film della saga britannica è forse quello meno riuscito. Il paragone con Match point, che in tanti hanno sottolineato, risulta troppo ingombrante per un’opera che sembra rimettere in piedi quasi le stesse vicende e tematiche, salvo muovere le pedine - i due fratelli protagonisti e la famiglia - in uno scacchiere sociale diverso dal classico panorama borghese intellettuale che si è soliti vedere nelle pellicole del regista di Io e Annie; ambiente comunque rappresentato, anche se di sfuggita, dallo zio Howard. Ecco, proprio nel delineare i tratti dei suoi personaggi principali, Allen compie un ottimo lavoro. Terry (Colin Farrell) e Ian (Ewan Mcgregor) sono differenti l’uno dall’altro: il primo, attratto dagli sport e definito dalla madre il braccio dei due fratelli, lavora come meccanico e ha una passione scottante per le scommesse; il secondo è il cervello dei due, ma inspiegabilmente non è riuscito a soddisfare le grandi aspettative che i genitori avevano immaginato e si ritrova incastrato nel fallimentare ristorante di famiglia che gestisce col padre. Così entrambi, già abbastanza maturi, non sono per nulla realizzati. Vorrebbero spingersi oltre e dare una svolta alle loro vite, ma per farlo devono stringere un vero e proprio patto col diavolo. 

 

Cassandra’s dream - titolo originale - è un film dai due profili: un dramma familiare che indaga il rapporto tra i due fratelli e la famiglia in generale; un thriller senza speranza con la violenza padrona del mondo, perché, come dice Ian al fratello nella scena clou, tutta la vita umana è fatta di violenza. I due profili vanno a braccetto, ma è il primo a funzionare meglio. Già nei precedenti film britannici, Allen era tornato a scrivere personaggi e vicende articolati com’era solito fare durante la fine degli anni ‘80 e i primi anni ‘90, quando il suo cinema prese una svolta diversa dopo Mariti e mogli e i fatti con Mia Farrow (o forse sarebbe meglio dire che tornò ai toni leggeri del primo Allen). Nella trilogia londinese, soprattutto nel primo e nel terzo film, riesce a dare vita a personaggi complessi, descritti e presentati sullo schermo con una semplicità incredibile, indagando con estrema cura il rapporto personale di ogni personaggio con il mondo e con l’altro. Ma se in Match point il rapporto tra le due parti si completava ed equilibrava, ciò non accade in Sogni e delitti, dove la componente thriller risulta eccessivamente farraginosa. La sensazione di già visto viene stravolta da un finale tronco e inaspettato, in cui la vicenda si conclude senza vincitori. La morale che Allen tratteggia durante tutta l’ora e quaranta della pellicola, e che in Match point si compie con la sequenza finale, viene spazzata via da un fatto inaspettato, da un gesto istintivo che stravolge il corso degli eventi, il caso di salsa alleniana che cambia i piani prestabiliti. 

 

Allen esce dall’Inghilterra con tre film su un mondo violento e opportunista. Se in Scoop era lo stesso regista nei panni di attore a influenzare con la sua mimica e la sua voce l’andazzo della vicenda verso toni decisamente meno drammatici, con Sogni e delitti si chiude il cerchio lasciato aperto da Match point.  

Tragedia greca e tragedia shakespeariana. Tragedia umana. 

 

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