Regia di Richard Shepard vedi scheda film
Ricordo che all'epoca della sua uscita il film di Shepard ricevette diverse critiche che lo accusavano di cattivo gusto, di trattare una ferita recente non ancora rimarginata in maniera leggera o poco rispettosa e di proporre al pubblico la solita visione filo americana (o occidentale se preferiamo) della tragedia immane che è stato il conflitto nei Balcani.
Dopo aver visto il film posso affermare di comprendere tutte queste critiche, rispettabili e che hanno un loro fondamento, ma di non condividerle. Nonostante il tono della narrazione e diverse situazioni presentate lungo la vicenda grondino più ironia che sangue, bastano al regista pochi fotogrammi di una Sarajevo letteralmente devastata e aperta dalle pallottole e un paio di inquadrature più crude per aprire gli occhi del pubblico e ricordare loro lo scempio di vite che è stato il conflitto Serbo Croato e Serbo Bosniaco.
A ognuno di noi accettare o meno il fatto che uno scenario come questo possa essere lo sfondo di un film dove convivono avventura, tanta ironia ma anche denuncia politica, strazio, orrore e qualche trucchetto ben noto alla macchina hollywoodiana.
A me personalmente è bastata la fotografia, sono bastate alcune inquadrature sui balconi delle case di Sarajevo completamente bucherellati dalle pallottole o anche la chiusura amara e ironica sui titoli di coda, per ricordare come della commedia nel film ci sia davvero poco a dispetto delle situazioni divertenti tra l'altro anche ben riuscite.
La trama è ispirata a una storia realmente accaduta e raccontata da un articolo dell'Esquire del quale non conosco i dettagli. Il giornalista Simon Hunt (Richard Gere) e il suo cameraman Duck (Terrence Howard) sono la migliore coppia di inviati di guerra sul territorio dei Balcani. Un giorno Hunt, dopo aver assistito all'ennesimo massacro, crolla in diretta mandando all'aria la sua carriera. Licenziato dalla rete e allontanato da tutto l'ambiente viene dato per disperso in territorio di guerra. Al contrario Duck torna in America e ottiene un ottimo lavoro a New York che gli consente di iniziare una vita agiata.
Cinque anni dopo Duck torna a Sarajevo per realizzare un servizio sulla pace raggiunta nei Balcani e si trascina dietro il figlio del vicepresidente della rete, un novellino di nome Benjamin (Jesse Eisenberg) in caccia delle sue prime esperienze sul campo. Qui si rifà vivo un Hunt derelitto che chiede all'amico Duck di seguirlo in una storia assurda: dare la caccia a Radoslav Bogdanovic (Ljubomir Kerekes) detto La Volpe, uno dei più feroci criminali di guerra mai assicurato alla giustizia, con la scusa di scucirgli un'intervista ma con l'intento di catturarlo per i suoi crimini. Nella folle impresa i due saranno accompagnati anche dal giovane Benjamin.
Alcune sequenze sono indubbiamente romanzate e mi piacerebbe andare a recuperare l'articolo dell'Esquire per approfondire meglio la vicenda, ciò nonostante il film è divertente e gode di un cast ben affiatato e amalgamato, non lesina qualche colpo basso presentato però con la giusta misura e fa incetta di volti poco raccomandabili. Il punto rimane. Si può parlare di una tragedia senza misura con ostentata leggerezza ma indubbiamente con buone intenzioni?
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