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The Hunting Party

Regia di Richard Shepard vedi scheda film

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La recensione su The Hunting Party

di mc 5
8 stelle

"Perchè tanto odio?". Questa è la domanda che verrebbe la voglia di farsi, pensando alle tante critiche preconcette che circolano intorno a questa pellicola. E' come se questo film fosse nato già predestinato ad uno sguardo ostile da parte della critica, e quando venne proiettato in anteprima all'ultima Mostra del cinema di Venezia fu accolto con singolare freddezza. A questo aggiungiamo che le prime recensioni raccolte in rete sono all'insegna del dubbio e del sospetto. E ci metto anche che un critico buontempone come Alessio Guzzano sul suo noto sito di cinema gli ha appioppato un bel premio estemporaneo intitolato "patacca dell'anno". Anch'io, condizionato da tutti questi dileggiamenti sparsi un pò ovunque, mi ero fatta l'idea di un marchettone hollywoodiano, dunque artificioso e falso, all'insegna di una scontata estetica "Amnesty", facile e ricattatoria quanto ovvia. Invece NO. Il film è realizzato molto bene, dominato da un ruvido e "sgualcito" Richard Gere perfettamente in parte e stimolante nel suo insistere su meccanismi segreti che ci vengono tenuti nascosti dai media. Insomma un film certo costruito su uno stile cinematografico piuttosto tradizionale ma tuttavia tutt'altro che banale ed ovvio come piu' d'uno ne sta scrivendo in giro. Il film apre uno squarcio di verità su un mondo che il nostro interesse tende ad ignorare: quello dei reporters di guerra. Sì, vabbè, noi vediamo in tv le facce degli inviati della CNN e degli altri grandi network americani, fra cui il mitico Dan Rather, ma in realtà la nostra attenzione difficilmente si sofferma sulle figure reali di questi uomini coraggiosi e/o, sotto un altro punto di vista, amanti del pericolo e delle sensazioni forti. Quel che è certo è che questi uomini (siano essi animati da pura passione per il mestiere o siano a caccia di ottimi stipendi in situazioni da brivido) conducono una vita sempre "al limite", ad un passo da una bomba che deflagra o accanto ad una mina che esplode. E spesso in ambiti talmente estremi che perfino quella neutralità che i regolamenti internazionali dovrebbero garantire al loro mestiere, viene bellamente ignorata dai militari in guerra. E nelle prime inquadrature si vede in azione, con bombe e raffiche di mitragliatrici a circondarli da ogni lato, quella formidabile coppia costituita da Gere il reporter e da Howard il cameraman. Solo che Gere (e questo è l'inizio della storia) ad un certo punto di una brillantissima carriera, somatizzando l'accumulo di una vita di conflitti vissuti in prima linea sente dentro di sè una sorta di "rigetto", di nausea: dopo aver oltretutto subìto lo stupro e il massacro della sua giovane compagna, capisce che non ne può piu' di assistere (dall'ottica del reporter, dunque con occhio di testimone neutrale) a carneficine, stupri e genocidi. E allora va fuori di testa, mandando a farsi fottere in diretta tv un potente esponente di un grosso network televisivo che pretenderebbe da lui resoconti precotti e verità preconfezionate. Questo gesto gli chiuderà ogni porta della sua professione. Da star dell'informazione quale era, precipiterà sempre piu' in basso, praticamente disoccupato e pieno di debiti fino al collo. Al contrario, il suo amico cameraman avanza di carriera ...finchè un giorno i due si incontrano di nuovo e il nostro Gere, ridotto piuttosto male in arnese, propone all'amico di ricostituire una tantum la coppia, con un progetto preciso, che stavolta andrebbe ben oltre i loro ambiti professionali: col pretesto di una intervista esclusiva, catturare ed assicurare alla Legge una inquietante e diabolica figura di leader politico costruita (senza alcun dubbio) sui tratti estetici del criminale di guerra Karadzic. Quest'ultimo è un volto terribile che ci era diventato famigliare attraverso i telegiornali (ora un pò meno: vedete come si fa presto, col bombardamento compulsivo di notizie, a dimenticarsi fatti e persone anche importanti?) Si tratta di quella "merda umana" (scusate l'espressione ma non ne trovo altre) che si rese responsabile di un numero incalcolabile di crimini, torture e varie atrocità durante il conflitto bosniaco. La vicenda è narrata con ritmo incalzante, con situazioni credibili, e con dialoghi dignitosi. E -soprattutto- l'argomento è appassionante. Vedere l'impegno che questi due uomini "di giornalismo" (cui si aggiunge un giovane goffo apprendista) profondono nella loro caccia all'uomo, è per molti versi emozionante. A proposito di credibilità, alla fine del film, prima dei titoli di coda, c'è una sorta di aggiornamento reale dei fatti narrati. Direte voi: "dove sta la novità?" In fondo è prassi consueta leggere due cazzate sui titoli di coda per apprendere che questo nel frattempo è morto o quell'altro s'è sposato e via dicendo. Ma stavolta quegli aggiornamenti risultano particolarmente intelligenti, in quanto accompagnati da considerazioni che paiono "buttate lì" e che invece suonano come drammaticamente dure nei confronti di chi sta ai piani piu' alti del Mondo, di chi regge e controlla gli equilibri politici mondiali. E proprio qui sta tutto il senso (e il cuore) del film. Cioè nella tristissima (agghiacciante!) constatazione che, fra i criminali di guerra in Bosnia, solo pochissimi sono stati assicurati alla Giustizia, e ciò lascia ipotizzare, supporre, immaginare...che dietro questa "impotenza" di ONU e CIA in primis (ma di tutti gli organismi internazionali) si celino in realtà oscuri patti segretissimi stretti con quei criminali. E' un'ipotesi che, personalmente, mi procura un disagio tremendo, meglio quasi non pensarci. Eppure questo film, che molti hanno bollato come fasullo e marchettaro-buonista, ci sbatte in faccia questa realtà amarissima. E lo fa secondo me con una buona dose di sincerità, servendosi della faccia popolare di un divo del cinema. Buono il lavoro del regista Shepard, che ha curato anche la sceneggiatura, tratta da un reportage pubblicato sulla rivista americana "Esquire": quel che vediamo sullo schermo è l'adattamento di ciò che realmente combinarono 5 giornalisti americani (di cui 4, curiosamente, appaiono come attori nel film!). Cioè quei 5 reporters, a conflitto concluso, partirono DAVVERO per la Bosnia per cercare di scovare Karadzic. E concludiamo con il cast. Da segnalare il "vecchio" James Brolin (padre di Josh Brolin) nel ruolo di un anchorman che, per viscidume ed ipocrisia, mi ha ricordato tanto quel noto giornalista conduttore televisivo italiano che va in onda quasi ogni sera su raiuno verso le 23. Terrence Howard bravo come al solito, anche se ho qualche dubbio perchè mi sembra che si appoggi sempre sugli stessi moduli espressivi qualunque ruolo interpreti. Quanto a Richard Gere, sia con il precedente "Io non sono qui", sia con questo ruolo di perdente, romantico e stropicciato, sta chiaramente dimostrando di essere tutt'altro che un attore "bollito". Considerazione finale. Gente come Karadzic, che ha permesso e guidato sistematicamente stupri, torture e massacri, rappresenta il MALE ASSOLUTO. E chiunque (ONU, CIA, NATO, Interpol: non mi interessa...) sia sceso a patti con lui è la VERGOGNA della Razza Umana. Punto.
Voto: 9

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