Regia di Paco Plaza, Jaume Balagueró vedi scheda film
La strade del found footage sono infinite, non sono stati pochi coloro che, a partire dal successo di The Blair Witch Project (che comunque non inventava nulla di nuovo, vent'anni prima Ruggero Deodato era stato decisamente più bravo con Cannibal Holocaust), hanno provato a percorrerle e i risultati non sono sempre stati entusiasmanti.
Sì perché per quanto possano essere, come detto in premessa, infinite, rischiano di essere tutte uguali: immagini traballanti, urla, confusione, inquadrature che ti fanno sentire su una giostra. E quello che ne viene fuori è una sensazione di sballottamento non sempre accompagnata da quella di aver visto una storia meritevole.
Stupisce dunque in positivo questa pellicola spagnola firmata a quattro mani da Jaume Balaguerò e Paco Plaza, perché, pur senza eccellere in originalità (la tematica dell'assedio è una di quelle più sfruttate nell'ambito della cinematografia horror, per non parlare dell'elemento rappresentato dal virus che trasforma gli essere umani in mostri simili a zombie) riesce comunque a rendersi avvincente.
I due registi dimostrano di avere mano ferma e imprimono alla narrazione la giusta dose di tensione, avvalendosi anche di una dose di palpabile ironia.
La vicenda parte con l'inquadratura di una bella e ambiziosa giornalista televisiva, Angela (Manuela Velasco, molto carina e bene in parte) che conduce una sorta di trasmissione verità il cui scopo è quello di raccontare le storie di chi lavora di notte per la sicurezza dei cittadini. Aggregata a una squadra di pompieri insieme al fido cameraman Pablo (co-protagonista a tutti gli effetti anche se tutto quello che vedremo di lui saranno solo i piedi) si ritroverà catapultata in uno stabile per quello che sembra un intervento di ordinaria routine (ovvero permettere alle forze dell'ordine l'accesso a un appartamento per poter procedere al ricovero dell'anziana signora che lo abita) e che invece si rivelerà l'anticamera di un autentico inferno.
Partita con ritmi molto lenti, a tratti noiosi, la storia prende un'impennata proprio nel momento dell'accesso al palazzo, per poi proseguire in un crescendo di tensione e di situazioni terrorizzanti finalizzate, come ogni buon horror che si rispetti, ad inchiodare lo spettatore davanti allo schermo,
Non si inventa nulla, piuttosto, come detto prima, si pesca a piene mani dalla tradizione della cinematografia horror, ma questo viene fatto con grande professionalità, nulla è fuori posto e i colpi di scena si susseguono a ritmo serrato.
Balaguerò e Plaza danno l'idea di essersi divertiti a produrre una pellicola in cui reintepretare alcuni degli archetipi del genere, e in questo ambito vanno probabilmente letti alcuni buchi di sceneggiatura e una serie di incongruenze che rimandano a una certa filmografia di serie B, troppo smaccate per non ingenerare il sospetto che siano in realtà volute.
Un per tutte: in un palazzo in cui si sospetta ci sia un virus, e ai cui residente è stata preclusa ogni via d'uscita, viene mandato un ufficiale sanitario da solo, ancorché bardato di tutto punto; evidentemente una cosa fuori da ogni logica, in una situazione del genere arriverebbe una equipe al gran completo coadiuvata militari per salvaguardare i medici dalla ben prevedibile esasperazione dei residenti.
A rendere bene l'atmosfera da B-movie contribuiscono poi i chiassosi dialoghi tra i “reclusi” nel palazzo, in preda al più totale isterismo.
La frenesia dei dialoghi e una sceneggiatura in certi momenti traballante possono comunque non essere apprezzati dallo spettatore più attento al rigore logico, non tutti dunque lo potranno considerare un pregio anzi potrebbero restarne infastiditi.
D'altra parte il film riserva il meglio di sé nel finale, quando la vicenda assume una piega dai connotati esoterici che preludono al finale assolutamente spietato come è tradizione delle migliori pellicole del genere (e con un bellissimo omaggio a un grande classico come La Casa di Sam Raimi).
In conclusione una pellicola realizzata con molto mestiere, in cui non troverete spunti originali o colpi di genio, ma un sano elenco di situazione spaventose, e questo non è poco.
Due notazioni finali: la persona che presta i piedi a Pablo, il cameraman coraggioso che affianca Angela fino all'angosciante finale, è il direttore della fotografia Pablo Rosso, mentre l'intrigante e azzeccata location è un autentico palazzo che si trova nella Rambla de Catalunya a Barcellona.
In bilico tra un prodotto sorprendente e una furbata di grande mestiere, il voto va di conseguenza.
Comunque imperdibile per gli appassionati del genere.
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