Regia di Jean-Luc Godard, Joris Ivens, Agnés Varda, Alain Resnais, William Klein, Claude Lelouch vedi scheda film
Sei registi più un coordinatore dell'operazione, Chris Marker, per un progetto cinematografico dalle velleità intellettuali, fermamente rivolto all'attualità ed all'impegno civile. C'è chi testimonia sul campo (di battaglia) le aspre condizioni di vita nel Vietnam della fine degli anni '60, devastato dall'invasione belligerante statunitense; c'è chi ne approfitta per ricordare che il Vietnam è solo un pretesto: nel mondo ci sono altri dieci, cento, mille conflitti simili, in Africa come in Sudamerica; c'è chi va a intervistare Fidel Castro, nemico degli Usa ed esperto in insurrezioni popolari; c'è chi riprende fedelmente le manifestazioni pacifiste negli Stati Uniti, che vedono partecipare neri del Black power, femministe, portoricani, persino suore; infine c'è Godard che come suo solito parla un po' di(/a) sè stesso approfittando del pretesto-Vietnam, raccontandoci amabilmente come la pensa lui e ancora bla bla bla. Resnais esce dalla logica documentaristica e realizza probabilmente l'episodio migliore, cioè Claude Ridder, intitolato come il personaggio che vi si propone in un monologo sul tema. Ridder è un giornalista che dovrebbe scrivere del Vietnam, ma si trova interdetto da mille pensieri contraddittori; essenzialmente i suoi dubbi si rivolgono al ruolo fuorviante della televisione nel conflitto (la testimonianza in tempo reale del massacro quasi ne sminuisce l'umanità) ed all'ambiguo rapporto tenuto dalla Francia nei confronti degli Usa durante la guerra in Vietnam. Gli americani sono gli stessi liberatori (pacifisti, allora) che posero fine al secondo conflitto mondiale sconfiggendo i nazisti; eppure ora sono i nazisti del Vietnam: come far conciliare questi pensieri discordanti e soprattutto come farlo alla luce dei forti interessi economici che legano Francia e Stati Uniti? Siamo nel 1967 ed il Vietnam è ormai argomento ultrapopolare; la guerra sta per entrare nella sua ultima fase e gli americani stanno per essere consegnati alla Storia come assassini efferati, carnefici di una nazione già economicamente arretrata. Ma il manipolo di registi assortito da Marker vuole lasciare una testimonianza su pellicola di quanto stava effettivamente accadendo nel mondo attorno ed al di là del conflitto vero e proprio: operazione sicuramente riuscita, come si è visto (e come prevedibile) fra alti e bassi. Chiaramente, dato lo schieramento ideologico uniforme degli autori, il pensiero collettivo che emerge da Lontano dal Vietnam è decisamente antiamericano e ben poco speranzoso. 6/10.
Sei registi francesi, coordinati da Chris Marker, per undici piccoli documentari, interventi, suggerimenti sul conflitto in corso nel Vietnam: la morale è che l'attacco statunitense è vile ed ingiusto.
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