Regia di Jean-Luc Godard, Joris Ivens, Agnés Varda, Alain Resnais, William Klein, Claude Lelouch vedi scheda film
Ogni tanto dovremmo ricordarci che i primi a parlare di Vietnam al cinema, quando Coppola e Cimino erano ancora giovani di belle speranze, siamo stati noi europei, e precisamente i francesi: lo hanno fatto con questo film collettivo, variegato per approccio all’argomento, parzialmente documentaristico. Da una parte ecco quindi il generale Westmoreland che illustra le ragioni dell’impegno USA nel sud-est asiatico, dall’altra Fidel Castro che esalta la lotta all’imperialismo; da una parte Resnais presenta un intellettuale francese che parla con “la voce inconfondibile della cattiva coscienza”, dall’altra Godard spiega che noi saremo anche lontani dal Vietnam ma è il Vietnam a essere qui in mezzo a noi. Oltre a essere un film visivamente trascinante, è anche un bell’episodio di collaborazione fra registi (riesce a rendermi sopportabile persino Lelouch). Il suo unico difetto è che resta troppo militante, troppo legato alle contingenze del periodo (e perciò oggi appare datato): manca una vera rielaborazione di pensiero che trascenda l’argomento Vietnam e punti più in alto; manca, appunto, quello che più tardi faranno Coppola e Cimino.
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