Regia di Steve Carr vedi scheda film
Finalmente a casa, diretto da Steve Carr, è a suo modo un film perverso. Non contento di voler realizzare il sequel di Io, lei e i suoi bambini, sempre con Ice Cube nei panni di Nick Persons, un nero educato e pacioccone che non spaventa - anzi diverte - il pubblico bianco, Carr decide di strutturare questo nuovo film rifacendo la vecchia commedia di H.C. Potter La casa dei nostri sogni, che alla fine degli anni 40 ironizzava, con le facce rassicuranti ma carismatiche di Cary Grant e Myrna Loy, sulla voglia di normalità, di tranquillità, di periferia di certa classe media. Ecco allora l'idea di trasferire l'allegra famigliola - padre, madre, due figli, secondo lo stereotipo classico - in una dimora apparentemente elegante ai margini di una metropoli americana. Purtroppo non basta attualizzare i costumi e scenografie per modernizzare una trama che sembrava bonaria e un po' soporifera già sessant'anni fa. Quello che sgomenta è la totale mancanza di inventiva, il vecchiume mentale della sceneggiatura, la superficialità ostentata dell'intera operazione. Ice Cube non è Cary Grant e ha anzi acquisito con gli anni un'aria da Topo Gigio sovrappeso che non fa onore al suo passato da rapper incazzato; il tutto scorre via a fatica con la sensazione che il trailer, in due minuti e mezzo, avesse raccolto le poche situazioni non imbarazzanti dell'intero film.
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