Regia di Alan Arkin vedi scheda film
Film invecchiato malissimo, con un «greve impianto fototeatrale» (Kezich), che vorrebbe forse svecchiare i canoni di Broadway per poi trasferirsi sul grande schermo, ma che oggi conserva un solo elemento di pregio: Skating in Central Park, il brano suonato dal Modern Jazz Quartet e buttato lì a caso.
Al minuto 78 la moglie (Rodd) di uno strambo fotografo pacifista (Gould) muore, uccisa a caso da uno sconosciuto. Al minuto 103 il vedovo e i parenti della vittima imbracciano un fucile e cominciano a sparare sui passanti. Il film dura 108 minuti. Prima e durante le due scene madri si ascolta solo un fastidioso chiacchiericcio che, a volerlo proprio nobilitare, potrebbe essere situato tra Jonesco e il Buñuel de L'angelo sterminatore.
Tratto dal clamoroso flop teatrale dal titolo omonimo, scritto dal fumettista Jules Feiffer (già autore del copione di Conoscenza carnale), Piccoli omicidi è un film invecchiato malissimo, con un "greve impianto fototeatrale" (Kezich), che vorrebbe forse svecchiare i canoni di Broadway per poi trasferirsi sul grande schermo, ma che oggi conserva un solo elemento di pregio: Skating in Central Park, il brano suonato dal Modern Jazz Quartet e buttato lì a caso.
A volersi spingere verso la filantropia più cieca, si potrebbe giusto conferire al film un qualche afflato premonitorio. Come ha scritto il sociologo Maurizio Bonolis: "si tratta di capire […] perché nel mondo occidentale del XXI secolo, se da un lato - parafrasando Manzoni - non si muovono eserciti "l'un contro l'altro armati", dall'altro appaiano più frequenti che nel passato le dinamiche di microdistruzione estemporanea, come - premonitoriamente - nel film di Marco Ferreri, Dillinger è morto (del 1969) e in Little Murders (del 1971) di Alan Arkin, come nelle numerose stragi - di matrice non terroristica - che sconvolgono la vita quotidiana (scuole, supermercati, spazi urbani)".
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