Regia di Alan Arkin vedi scheda film
Sarà pure una fissazione, ma quando vedo un fucile che spara, in un film americano successivo al 22 novembre 1963, non posso fare a meno di ricollegarlo ai famosi colpi che uccisero il Presidente americano Kennedy a Dallas. E l’impressione che mi ha fatto Piccoli omicidi è che sotto la scorza di commedia si nasconda un apologo inquietante sulla società americana, che nasce da quelle tragiche fucilate texane. Ed infatti, mentre la parte iniziale del film è quella più ilare e divertente – seppure tutta giocata sotto il segno dell’umor nero – mano a mano che la storia procede, il tono si fa sempre più cupo, l’umorismo diventa caso mai sarcasmo ed il tono generale della “commedia” rimanda ai libri di un autore che nel film viene esplicitamente citato, come lettura dei genitori intellettuali di Alfred, cioè Kurt Vonnegut (basti pensare ad un romanzo come Comica finale). In ogni caso, sebbene Alan Arkin non sia un regista di quelli citati nei manuali, il film è godibile anche come puro spettacolo, soprattutto grazie ad una compagnia di attori di bravura ampiamente sopra la media: se il protagonista ha le sembianze di Elliott Gould (una delle facce per eccellenza del Nuovo Cinema americano degli anni Sessanta e Settanta), qui nuovamente affiancato da Donald Sutherland in un cameo geniale, si ricorda soprattutto l’istrionica prestazione di un impagabile Vincent Gardenia.
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