Regia di Alan Arkin vedi scheda film
Tratto da un'opera teatrale di Jules Feiffer, questo film, surreale e grottesco (non certo demenziale) è un piccolo gioiello di regia, recitazione e contenuti e tuttavia sottovalutato. Non avendolo mai visto prima, tanto è stato il piacere di visionarlo che me lo sono "sbobinato" tre volte di seguito. La prima impressione che si riceve è la ricchezza dei dialoghi e la attualità del loro contenuto (il film è del '71). Frasi come "non c'è verso di convincere qualcuno a non picchiarti quando si è messo in testa di farlo" e "io voglio fare quello che voglio e non quello che vogliono gli altri" o "io assolutamente deploro le sue idee però rispetto il suo diritto ad averle" oppure "è pericoloso sfidare un sistema se non sei sicuro che quando sarà crollato non ti mancherà". La seconda impressione è determinata dalla personalità, ottimamente espressa, dei protagonisti: la ragazza autoritaria ed aggressiva, il fotografo apatico, insicuro, "non curantista" (nel senso che non si cura delle agressini che subisce), un padre maschilista e prevaricatore, un fratello che non è nè carne nè pesce, una madre perbenista, quasi autistica, un pastore beat, un detective oltre i limiti del collasso nervoso. La terza impressione è il viraggio a 180°, nella seconda parte del film, della personalità di questi personaggi. E' un flim pregevole che diverte e fa riflettere, carico di una ironia cruda, pungente e dissacratoria. Assolutamente da vedere. Voto 8,5
Patsy Newquist, giovane arredatrice, incontra e si innamora di un fotografo in crisi esistenziale e"non curantista" (Alfred Chamberlain). I due sono caratterialmente su versanti opposti ed all'inizio, inconciliabili. Dopo alterne vicende surreali (come il tentativo di suscitare nel fotografo l'interesse per una qualsiasi attività "normale") se ne innamora e lo sposa. Ma quando sembra che la ragazza cominci a capire la filosofia del marito, viene uccisa senza alcun motivo. Il fotografo, che sta iniziando a rivedere le sue posizioni ideologiche. resta per un certo tempo stranito e viene amorevolmente accolto e curato dalla famiglia di lei. All'improvviso esce dallo stato catatonico e, pensando di farsi giustizia da sè, dopo aver acquistato "in liquidazione" un fucile, coadiuvato dai familiari della moglie defunta, si mette a sparare a caso sulla gente per strada. La trama, così riassunta sembra idiota, ma è la naturale conclusione di un film che presenta una scintillante, caustica sequenza di situazioni paradossali.
Confesso che, preso dal tessuto del film, non me ne sono accorto
nulla
Superba, con un ritmo adrenalinico, chiara e stringente
Un'incredibile lungo divertente monologo caratterizza il suo personaggio di Pastore. Un Sutherland eccezionale
Favoloso dal principio alla fine
L'attore straordinario che è non si smentisce in questa sua presenza come ispettore di Polizia
Espressiva, capace di caratterizzare al meglio la parte le viene affidata
buono
Bravissimo, coerente, convincente
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta