Regia di Steno vedi scheda film
Come storia è proprio brutta: stereotipi risibili sullo scontro di classe ed un costante annichilire la psicanalisi freudiana tramite il personaggio dello psicologo con accento tetèsc, tutto questo ed uno spiccato sessismo (maschilista, si intende ovviamente) tipico della commedia italiana di quegli anni sono sufficienti deterrenti alla visione di questo film. Eppure è di Steno (e non è girato da cani, infatti), eppure ci sono Pozzetto e Teocoli che furoreggiano - soprattutto il secondo - e qualche buon caratterista attorno (Gianfranco Barra, Francesca Romana Coluzzi), eppure dalle pretese iniziali non sembrava un lavoraccio: invece la trama si fa via via più leggera fino ad arrivare alla trasparenza, eliminando qualsiasi traccia di credibilità nei personaggi e di analisi sociale nel racconto, puntando piuttosto su facili luoghi comuni con l'obiettivo dichiarato di un finale fra banalotte ghignate. Si salva davvero poco. 3/10.
Il padrone è ricco, elegante, educato: eppure è impotente; l'operaio è frustrato, ignorante, povero: ma è un satiro. Il primo, consigliato dallo psicanalista, cerca di trasformarsi nel secondo, ma è comunque un disastro; a quel punto sostituisce l'operaio a sè stesso, per ottenere almeno la soddisfazione di vederlo fallire con le sofisticate donne snob della buona società. Cosa che ovviamente non avverrà.
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