Regia di Nimród Antal vedi scheda film
Va bene, ha un inizio che fa temere il peggio, con la solita coppia in crisi per la perdita del figlio (dialoghi ed elaborazione del lutto compresi) che, nottetempo, prende una scorciatoia e si perde, toh guarda. E il finale, incredibile, sembra monco, come se tempo, denaro e pellicola fossero venuti a mancare improvvisamente e si fosse deciso di finirla lì, alla carlona. Però non si può negare che in mezzo Vacancy sia efficace, stringato, veloce, senza perdite, a volte pauroso, come fosse un action d'assedio alla Carpenter (ricordo obbligato, Distretto 13: le brigate della morte). Per fortuna si evitano discorsi moralistici sugli snuff movie; piuttosto, se proprio si deve, è interessante il gioco del set nel set, un po' come in Identità (ricordate?). Ottimi titoli di testa, bellissima la Beckinsale, forse poco adatto al ruolo di protagonista Wilson, Whaley che a volte esagera in birignao: però è senz'altro un passo avanti per il regista Nimród Antal, che è nato a Los Angeles ma è vissuto in Ungheria, dove ha esordito nel lungometraggio con Kontroll, strombazzato dai festival ma assai brutto. Un piccolo thriller con tutti i suoi bravi difetti, dalla durata benedetta (un'ottantina di minuti): è proprio arrivata l'estate.
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