Regia di Ronny Yu vedi scheda film
La storia (apocrifa - Immorale - viste le tantissime licenze di sceneggiatura) del padre del Wushu moderno (un sempre adorabile Jet Li) prende avvio - in flashback - dall’assaporamento dell’amarezza di una bruciante umiliazione familiare e personale, talmente insopportabile da alimentare - sotto le spoglie di una maschera piaciona e ridanciana - un insaziabile fuoco di vendetta che solo una gelida cascata di tragedie umane saprà spegnere. Huo Yuanjia (così si chiama il protagonista) prende allora la via dell’esilio e - approdato in un contesto pastorale e bucolico effettivamente ai limiti della ridicola ingenuità (Immorale) - finalmente comprende il significato di quella lezione di vita che i suoi genitori, un tempo, avevano provato (invano) ad insegnargli e ridefinisce la sua scala dei valori. Dunque Huo Yuanjia torna in patria e decide di mettere al servizio del suo paese il suo rinnovato spessore morale (oltre che fisico), per la maggior gloria di una Cina nuovamente orgogliosamente unita.
Film che sconta limiti evidenti (d’altronde si tratta dell’ennesimo biopic ultra imbellettato allo scopo, questa volta, di omaggiare il crescente atipico nazionalismo cinese), ma che presenta meriti altrettanto evidenti (visto il nugolo di messaggi positivi che, volente o nolente, trasmette, al centro dei quali se ne impone uno in particolare: l’importanza - pur nell’infuriare delle competizioni più dure e impegnative - del rispetto reciproco) e che, per questo, merita la visione.
Ottime le scenografie (XANDER).
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