Regia di Giuseppe De Santis vedi scheda film
La tragedia, raccontata attraverso tante piccole storie, dei militari italiani in Russia, tra gli anni 1941 e 1943. Tramite le voci narranti di un soldato e di un colonnello, e mostrando le sventure dei personaggi, il regista descrive non solo le difficoltà umane, tecniche e naturali affrontate dai combattenti, ma anche il loro spirito e l'atteggiamento in rapporto agli eventi. Equipaggiamento inadeguato, temperature rigide, il disprezzo dell'alleato germanico e la spietatezza dell'avversario hanno colpito corpi ed anime dei nostri uomini, i quali sono mostrati assolutamente impreparati. Le prime sequenze del film, infatti, mostrano i soldati italiani giungere in Russia con la speranza ed, in parte, la convinzione di fare una tranquilla "passeggiata" fino a Mosca. Valutano cose e persone, con l'occhio di chi appartiene a ceti popolari - nei quali è rappresentata l'intera Italia, ci sono persone del settentrione, di Roma, del meridione - ed ha necessità di soddisfare esigenze semplici, la prima delle quali è quella di restare vivi e poter tornare quanto prima a casa; vorrebbero stabilire un buon rapporto con le popolazioni locali, si stupiscono per la mancata raccolta del grano. Inizialmente sanno nulla delle crudezze del Fronte Orientale; pulizie etniche, sterminio dei commissari politici, tattica della terra bruciata. Ben presto, però, sono costretti a confrontarsi con la dura realtà. Nel corso degli eventi, chi non riesce ad adeguarsi soccombe; i più furbi - quale il bieco maggiore Ferri, che si nasconde dietro l'ideologia per fare saccheggio senza correre pericolo - riescono a sopravvivere, almeno fino ad un certo momento. In particolare, al regista - e riesce, con un po' d'ingenuità - preme dimostrare il rapporto che lega i soldati italiani a quelli tedeschi. I tedeschi, superiori in numero, addestramento, equipaggiamento e certamente anche in motivazione ideologica, trattano gli italiani con disprezzo. Li ritengono poco più che "comparse" nel cruento teatro bellico orientale; incapaci di essere determinati nei confronti del nemico nelle fasi dell'avanzata, assolutamente sacrificabili durante la ritirata. Non porgono alcun aiuto, transitando in autocarro di fianco agli italiani, i quali sono costretti a marciare a piedi. Altresì, De Santis racconta il rapporto tra italiani e russi. I nostri soldati sono mostrati cercare un buon rapporto con la popolazione civile, ed un confronto leale con gli avversari, un po' per indole, un po' perchè inconsapevoli della crudezza del conflitto in Unione Sovietica. Non avendo particolare avversione ideologica, tesero a fraternizzare con operai e contadini sovietici, poichè si rispecchiavano in loro; in piccola parte, questo atteggiamento fu compreso e rispettato. Per lo più, però, i combattenti italiani rimasero amaramente delusi. Per il popolo russo, i tedeschi ed i loro alleati furono crudeli invasori; lottarono non solo per la spinta ideologica del comunismo, ma anche e soprattutto per la difesa e la riconquista di ciò che era loro. Ecco perchè non vi fu spazio per galanterie, correttezza, gentilezze reciproche. Ben presto anche gli italiani compresero la realtà, ma ciò non evitò i lutti ed i dolori della ritirata. Sapientemente, il regista sceglie due voci narranti portatrici di diversi punti di vista. Il colonnello è consapevole delle difficoltà e dei rischi della missione; pur rimanendo ligio agli ordini, fa il possibile per risparmiare la vita dei suoi uomini, riuscendo solo in parte. Più interessate la prospettiva del soldato Giuseppe Sanna, uomo del popolo in grado, pur nella sua semplicità, di comprendere la realtà e prendere le giuste decisioni. Pur non mancando sequenze "leggere", il film è molto drammatico. Nelle oltre due ore di durata del film sono presenti molte scene di combattimento, ma buona parte del tempo è concessa ai singoli soldati, con le loro storie collettive ed individuali, le loro riflessioni, i sentimenti, le speranze nel ritorno a casa, molte delle quali si rivelarono vane. Tra le sequenze di maggiore impatto, cito quella che mostra il soldato Loris inseguire la donna russa tra i girasoli, e quella che mostra la fine di Libero, un soldato di origini romane, sbandato, morto di freddo dopo aver tentato un'improbabile marcia solitaria. Ottimo film bellico, di impostazione "corale" e ben interpretato, offre una valida testimonianza di eventi ancora recenti nel momento in cui fu girato, dando voce a tutti quegli uomini, i quali, finiti inconsapevolmente in una guerra di cui non comprendevano i motivi, furono tragicamente travolti dagli eventi.
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