Regia di Giuseppe De Santis vedi scheda film
Grande colossal bellico di De Santis, programmatico, intenso, commovente.
Il titolo di questo film può ingannare, le prime cose che vengono in mente sono: buonismo, spirito consolatorio o peggio di assoluzione di fronte alla dura realtà della Storia. Invece no, Italiani Brava Gente, scivola a volte nello stucchevole e nel prevedibile ma sorprende per la qualità e la forza della messinscena: un colossal bellico/intimista di prima classe, una sorta di La Grande Guerra versione De Santis. Fra neorealismo, Hollywood, il Disgelo culturale russo, Bedeschi, Rigoni Stern e perché no anche Sven Hassel, questa pellicola riesce nella difficile missione di far riflettere e d'intrattenere nello stesso tempo, i lampi di poesia colpiscono fra il sangue e la morte. Dopo l'incipit disimpegnato, all'apparenza non all'altezza di poter reggere una svolta drammatica, il flusso del racconto sorprende e nel finale gioca clamorosamente tutte le sue carte sconvolgendo e ampliando nel ribaltamento dei caratteri la programmaticità dell'inizio. La 'ritirata' prende forma e i toni si oscurano, l'immane tragedia si compie, il climax diventa essenziale, la regia seleziona con classe e potenza elementi forti della rappresentazione disperata ed eroica (hanno lottato con i denti i nostri soldati per uscire da quella maledetta sacca non è stata solo una fuga!!!!) di uno dei momenti chiave della storia italiana. Italia evidenziata dalle sfumature regionali delle truppe, un coraggioso escamotage per alleggerire le tematiche, rischiando nel campo della retorica per conservare i colpi duri in momenti ben precisi del plot.
Il suono delle gavette ghiacciate, il rumore e il bagliore dei razzi Katiusha, la carica dei cosacchi, l'istinto di sopravvivenza, le camice nere codarde, i tedeschi altezzosi e indifferenti...
Italiani Brava Gente del 1964 voleva anche essere una grande rievocazione, una fiction con l'ambizione del documento storico e pur se accomodante a tratti per accontentare i numerosi 'sponsor' centrò l'obbiettivo. Ora nel 2016 la commozione è ancora tanta però Il tabù della II Guerra Mondiale dei soldati italiani pre-8 Settembre 1943 è duro da sconfiggere infatti questo grande film con tutti i suoi difetti è valutato molto meglio sui media stranieri che su quelli nostrani e questo mi lascia pensare come rimango perplesso sulle presunte critiche inerenti alla statura autoriale di De Santis. Sono passati 'solo' 70 anni ma i tempi evidentemente per parlare di questi temi non sono ancora maturi...
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