Regia di Giuseppe De Santis vedi scheda film
Giuseppe De Santis girò pochi film, solamente quando aveva effettivamente qualcosa da dire: il fatto che proponga nel 1964 un lavoro sulla campagna di Russia (argomento raramente sfiorato dal cinema italiano), che è in fondo l'ennesimo quadro (fuori tempo massimo, se si vuole, poichè ormai ne hanno già parlato tutti i suoi più importanti colleghi, da Monicelli a Comencini, da Risi a Vancini a Loy) sui raccapriccianti aspetti della guerra vista dai soldati, è semplicemente il segnale di un'ispirazione più forte di qualsiasi calcolo commerciale o adeguamento alle mode. E per di più la messa in scena (cruda, ambientata soprattutto in esterni) di questo Italiani, brava gente può ricordare da vicino le atmosfere neorealiste - cioè di circa vent'anni prima - che resero celebre il regista; ma non è un cinema 'nostalgico' (in senso artistico e non storico), è solamente un cinema onestamente 'popolare', in cui infatti si fondono, come nel quadro corale di una immensa battaglia, i pensieri, le aspirazioni, i sentimenti, le idee politiche e - ultimo fattore ma non certo il meno importante - i dialetti di vari personaggi accomunati dalla nazionalità italiana. Brava gente, per il russo che ha conosciuto a fondo il nostro Paese, ma comunque destinata al macello nel gelo e nella crudeltà di quella disastrosa campagna. Il cast è interessante: ottima è l'interpretazione di Raffaele Pisu, in uno dei suoi rari ruoli seri e di primo piano; ma ci sono anche Riccardo Cucciolla, Andrea Checchi, Peter Falk, Nino Vingelli; le musiche del maestro Trovaioli sono incisive, nel bianco e nero della fotografia di Antonio Secchi (poco più che esordiente, ma già con i Taviani e con Castellani) affonda la disperata incertezza dei protagonisti; la sceneggiatura vede affiancare la firma di Sergeij Smirnov a quelle degli autori del soggetto Ennio De Concini e Giuseppe De Santis. Nota negativa: due ore e mezza di durata sono davvero eccessive. 6,5/10.
La campagna di Russia, fra il 1941 e la ritirata del 1943, vista con gli occhi di alcuni soldati italiani: prevalgono sconforto, disperazione, solidarietà reciproca.
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