Regia di Giuseppe De Santis vedi scheda film
De Santis mutua dal realismo socialista la divisione manichea in buoni e cattivi, mentre figurativamente si rifà soprattutto alla lezione di Dovzenko (si veda soprattutto la corsa in carrozza, che ricorda "Arsenal") e del neorealismo italiano. Purtroppo, il film italo-sovietico accumula un tale numero di luoghi comuni da infastidire ben presto lo spettatore, specialmente se è nato e cresciuto dopo la morte di Togliatti. I tedeschi sadici, i russi eroici, il romano caciarone, il fiorentino burlone sono tutti stereotipi che fa fatica vedere per l'ennesima volta, così come vedere sottoutilizzate la Tatjana Samojlova che ammirammo in "Quando volano le cicogne" e la Shanna Prokhorenko delle "Ballata di un soldato". La prima parte del film, anziché presentarci la spedizione dei soldati italiani in Russia, sembra proporci una scampagnata fuori porta. Per fortuna nella seconda parte del film De Santis si avvicina alla durissima realtà della guerra e ci regala pagine che sembrano uscite dal "Sergente nella neve" di Mario Rigoni Stern. Comunque, il risultato complessivo, dovuto anche ad un eccesso di enfasi che pervade il film dall'inizio alla fine (la morte di Gabrielli sembra il finale del "Lago dei cigni"), è irrimediabilmente mediocre.
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