Regia di Michele Massimo Tarantini vedi scheda film
Avventure di tre italiani medi a Rio de Janeiro. Si tratta della solita sequela di insipide barzellette sugli italiani all'estero, impegnati soprattutto a cercare di soddisfare i propri appetiti sessuali.
I protagonisti sono qui tre comici di secondo, se non terzo, piano del nostro panorama degli anni Ottanta: il primo, Mauro Di Francesco, è uno dei comici più antipatici che il nostro paese abbia prodotto e in Italiani a Rio non viene certo meno alla propria fama. Gianni Ciardo è, penso, l'unico comico che non mi abbia mai fatto ridere neppure una volta e, anzi, devo ammettere che spesso mi mette anche un po' di tristezza addosso. Il solo che riesca a strappare non dico una risata ma almeno un briciolo di simpatia è Silvio Spaccesi, recentemente scomparso, che si sbatte anima e corpo nel tentativo disperato di far funzionare questa sciocchissima e sgangherata farsa nella quale, chissà perché, i neri di Rio parlano con spiccato accento napoletano (e sono parenti del barese Ciardo).
Inutile parlare di concetti come sceneggiatura o regia a proposito di questa pseudo commedia a base di deretani femminili per niente divertente.
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