Regia di David Yates vedi scheda film
Quinto episodio della saga creata da J.K.Rowling, Harry Potter e l'ordine della Fenice è, probabilmente, il più politico. Inanzitutto il personaggio di Harry Potter (che qui oscilla dipseratamente tra incredibile maturità ed incredibile fragilità) si comporta come un sessantottino rivoluzionario contro il potere costituito e non, istituzionale (il ministero della magia) ed occulto (Voldemort e seguaci), trascinando con sé una massa di coeatenai che lo eleggono naturalmente leader del gruppo. E poi è il capitolo nel quale si notano maggiormente gli scontri generazionali tra i ragazzi ed il mondo adulto vedi, complice la presenza della thatcheriana e conservatrice professoressa Dolores Umbridge dai vestiti caramellosi, ma anche tra Harry e il Severus Piton ("tuo padre era un maiale"). Frutto di un lavoro abbastanza raffinato, rende uno dei libri più corposi della saga, più o meno di ottocento pagine, il film più breve finora, con i suoi 138 minuti. A ragione Emanuela Martini parla di film di transizione che riesce a non annoiare grazie a situazioni mai prolisse, scene da antologia (il duello tra il saggio Silente e il malvagio Voldemort, la rivolta degli studenti contro la Umbridge) ed attori che si accontentano di poche scene pur lasciando il segno. Come sempre il cast accoglie la più alta rappresentanza della scuola inglese, rapprsenta il punto di forza della saga fantasy: accanto ai rodati e perfetti Michael Gambon, Maggie Smith, Emma Thompson, Brendan Gleeson, Robbie Coltrane, Gary Oldman, Ralph Fiennes s'inseriscono perfettamente i nuovi Helena Bonham Carter (la mangiamorte Bellatrix) e una maestosa Imelda Staunton nei panni dell'odiosa Umbridge. Un capitolo che sancisce il definitivo passaggio del giovane Harry nel mondo adulto perché scopre da Silente la verità più agghiacciante e dura: nel duello tra lui e tu-sai-chi/l'Oscuro Signore/colui-che-non-deve-essere-nominato, solo uno la potrà spuntare.
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