Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Agli occhi della civile Europa noi italiani siamo un popolo di individualisti, ma lo siamo invero in uno strano modo. Il nostro è piuttosto un menefreghismo condiviso, una amoralità di gruppo, di chi ha bisogno degli amici in ogni frangente, che si tratti di bere un caffè al bar o compiere un omicidio su commissione. L’arte di arrangiarsi è una pratica collettiva, che si regge sullo scambio di favori, sui patti mai del tutto chiari, sui compromessi stabiliti guardando, con la coda dell’occhio, verso un’eventuale scappatoia. Questa è l’origine del nostro grande pasticcio nazionale, in cui non affondiamo solamente perché, come si dice, “l’unione fa la forza”. Idealisti nella gloriosa ora del combattimento, diventiamo pateticamente pragmatici al ritorno della pace, quando sono l’auto nuova, gli spaghetti e il lavorare poco i nostri quotidiani modelli di riferimento. Il gusto pecorone della tranquillità domestica è il criterio guida di questo film, un’avventura romanesca a sfondo spionistico, che ridicolizza gli anzidetti malcostumi italici; nel contempo, però, li riscatta, per la pittoresca furberia nostrana, rispetto al serioso squallore del resto del mondo, in cui le cosiddette superpotenze si perdono, miseramente, nei vicoli ciechi di insulse rivalità economiche e politiche. E’ una cosciente mancanza di coraggio, insieme a una lucida rinuncia alla grandezza, a renderci quello che siamo: un popolo di brava gente, che, una volta finita, con la guerra, la necessità di difendere la libertà e la pelle, non è più in grado di far male ad una mosca. Italian Secret Service è un “tutto è bene quel che finisce bene” pronunciato a denti stretti sullo sfondo di un “tutto è vano”: è un invito a pensare alla salute, alla faccia della CIA, del KGB e di James Bond, perché poveri siamo e tali rimarremo, e tanto poi, a tutto il resto, c’è sempre qualcun altro che ci pensa.
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