Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Simpatico filmettino comenciniano esile esile su un eroe della Resistenza, poi deputato alla Costituente, che ha grosse difficoltà a inserirsi nella società civile del dopoguerra, dove i meriti resistenziali non contano più e sarebbe più utile una licenza media per entrare come impiegato dell'anagrafe. La solita sgangherata organizzazione italiana è messa alla berlina in un presunto intrigo di spie occidentali e sovietiche, per giungere ad una conclusione nella quale il povero Tartufato e la moglie, entrambi sottoposti al lavaggio del cervello, girano per Roma, la loro città, con la convinzione di non esserci mai stati prima. E comunque tornano una coppia innamorata, dopo che come marito e moglie avevano passato traversie di ogni genere, fino a giungere al tradimento della donna. Più che l'idea che sta dietro al film (lo spaesamento degli ex partigiani nella società "normalizzata" del dopoguerra), funzionano alcune situazioni ed alcune macchiette: molto meglio di Nino Manfredi se la cavano Giampiero Albertini, in un ruolo insolitamente comico (almeno per me che me lo ricordavo nei panni dell'incontentabile della pubblicità degli elettrodomestici Zoppas negli anni settanta) e Gastone Moschin, avvocaticchio cialtrone e squattrinato. Consigliato a chi non l'avesse mai visto e volesse aggiungere una tesserina al grande mosaico della commedia all'italiana anni sessanta.
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